martedì 7 gennaio 2020

Calcio-E-Non solo

(ANSA) - Il primo rinforzo del Brescia e' il centrocampista della nazionale finlandese Simon Skrubb, classe '95 che era in forza agli svedesi del Norrkoepping. Skrubb (contratto triennale) questa mattina si e' sottoposto a visite mediche anche se non si e' ancora potuto allenare per mancanza del transfer. (ANSA).

(ANSA) -Non c'è più rispetto per gli idoli. L'ultima moda è quella di danneggiare, se non abbattere, le statue dei calciatori, e dopo Ibrahimovic ora tocca ad Alexis Sanchez. Nel caso dell''opera in bronzo con le fattezze di Ibra, prima vandalizzata e poi fatta cadere a terra, la spiegazione è che a Malmoe, dove era stata eretta in quanto luogo di provenienza del neomilanista, i tifosi non hanno gradito il fatto che il calciatore sia diventato azionista dell'Hammarby, squadra di Stoccolma grande rivale dello stesso Malmoe. Invece non si capisce il motivo della distruzione del volto e di una parte di gamba di quella che raffigura Sanchez.    La statua si trova a Tocopilla, città natale dell'attaccante dell'Inter, ma non si comprende il motivo di questi atti di vandalismo. Infatti non si ha notizia di simpatie calcistiche di Alexis che possano aver fatto infuriare i suoi concittadini. La polizia locale sostiene che potrebbe trattarsi di un "atto da parte di anarchici come conseguenza delle manifestazioni politiche contro il governo" ma perché ne abbia fatto le spese proprio Alexis Sanchez, che nell'opera che lo rappresenta indossa la divisa della nazionale cilena, non si capisce bene. A meno che non sia un sostenitore del governo, ma sembra che il nerazzurro ex Udinese e Barcellona non si sia mai espresso al riguardo. Così potrebbe trattarsi di puro e semplice vandalismo, "per sporcare l'immagine di Tocopilla2, come dice il sindaco delle città, Luis Moyano. (ANSA).


(ANSA) Il Barcellona ha deciso di bandire a vita dalle partite delle sue squadre il gruppo di tifosi che sabato scorso, allo stadio Johan Cruijf durante il derby tra Barcellona B e la squadra filiale dell'Espanyol, per il campionato di terza serie, hanno fatto più volte il saluto romano urlando 'heil Hitler' e intonato canti ironici su Dani Jarque. Quest'ultimo era il capitano della prima squadra dell'Espanyol, morto nel sonno nell'agosto del 2009, durante uno stage della sua squadra a Coverciano.
    Definendo "inaccettabili" i canti e le grida, il Barcellona con una nota fa sapere che il club e i Mossos (le forze di polizia della Catalogna) collaborano a proposito di questa vicenda e di aver chiesto alle forze dell'ordine i nomi dei 25 facinorosi, peraltro allontanati dallo stadio dopo aver fatto certi gesti, in modo che vengano banditi dalle partite e dagli allenamenti delle varie squadre della polisportiva 'blaugrana'. Inoltre se alcuni di loro risulteranno essere soci del club, verranno espulsi. Verrà inoltre presentata una denuncia penale per "crimini di odio". (ANSA).



(ANSA) Una verifica preventiva sui requisiti di Michele Uva, Paolo Dal Pino e Gaetano Miccichè, candidati "in vario modo da alcuni club", è stata chiesta dalla Roma alla Figc alla vigilia della terza assemblea per eleggere il presidente della Lega Serie A prevista domani, in cui il quorum scende da 14 voti a 11. Lo apprende l'Ansa. "Dopo le dimissioni del Presidente Miccichè che hanno evidenziato procedure non lineari e conflitti potenziali e reali di interesse, dopo le dimissioni del commissario ad acta Cicala per presunti motivi analoghi, non possiamo più permetterci altri errori, alla vigilia di un semestre complesso di decisioni da prendere", si legge nella mail in cui "si ritiene opportuno" che "l'elezione avvenga successivamente alla risposta del quesito da parte della Corte Federale di Appello". Uva, vicepresidente Uefa, comunque ha declinato la candidatura spiegando di voler proseguire il percorso internazionale. (ANSA).


(ANSA) -Il Galatasaray insiste per avere il difensore della Sampdoria Murillo e il giocatore vorrebbe provare l'esperienza nel campionato turco ma non basta l'offerta del prestito per 1 milione di euro fino al termine della stagione. Infatti ci deve essere l'accordo sull'acquisto a titolo definitivo del colombiano a giugno visto che la Sampdoria lo deve riscattare dal Valencia per 12 milioni. Intanto, dall'Inghilterra sondaggio del Newcastle per Colley ma il giocatore è considerato incedibile: al massimo il club può discutere per una cessione in estate sulla base di 18 milioni.    Sul fronte dell'infermeria l'ottimo pareggio di San Siro col Milan è costato parecchio in termini di infortuni per Ramirez e Depaoli: per il primo trauma contusivo-distorsivo al ginocchio della gamba sinistra (difficile il recupero per la sfida di domenica col Brescia), per il secondo invece trauma contusivo-distorsivo alla caviglia sinistra ma l'esterno avrebbe comunque saltato il match per squalifica. (ANSA).

'Scusa Ameri...". Bastano due parole per evocare un'epoca lunga 60 anni e ancora giovane. Come fosse un 'ItaliaGermaniaquattroatre' o un 'campioni del mondo' ripetuto tre volte a Spagna '82, quel richiamo in cuffia dei radiocronisti sparsi per le province di tutta Italia risuona nell'epopea del nostro calcio, quando era racconto e non ancora immagine. 'Tutto il calcio minuto per minuto' nasceva il 10 gennaio del 1960, e oltre a quella della radio ha fatto anche la storia d'Italia. Anche per questo la Rai ne festeggia il compleanno tondo - senza alcuna voglia di andare in pensione - con una serata di diretta radio dalle 21, venerdi' dallo storico studio di via Asiago a Roma.Non c'erano posticipi, anticipi, dirette social, e se voleva vedere 'riflessi' della partita principale l'italiano doveva aspettare le 18, sperando che tutti gli altri tifosi informati da una radiolina incollata all'orecchio non gli sciupasse il gusto di quel secondo tempo in differita. 'Tutto il calcio', la definizione di Candido Cannavò, era la colonna sonora delle domeniche degli italiani. Le sue voci da principio davano conto solo della ripresa: non esistevano diritti tv, la Figc temeva che gli ascolti radiofonici sottraessero spettatori agli stadi. E a ragione, visto che le rivelazioni telefoniche testimoniarono gli ascolti record tra i 20 e i 25 milioni, per un campionato che si giocava tutto di domenica, tutto in contemporanea.L'idea, Guglielmo Moretti l'aveva 'rubata' alla Francia, dove il rugby la faceva da padrone e la radio nazionale ne dava conto con una diretta sparsa per tutte le campagne d'oltralpe. Con Sergio Zavoli - inventore di altre trasmissioni simbolo di quella Rai, come il Processo alla Tappa - e Roberto Bortoluzzi, Moretti fece partire tra lo scetticismo la prima puntata appunto a inizio del 1960: a Milano Nicolo' Carosio per Milan-Juve, a Bologna Enrico Ameri per Bologna-Napoli, ad Alessandria Andrea Boscione per Alessandria-Padova e nello studio centrale di corso Sempione a Milano Bortoluzzi, che condusse il programma per 27 anni, passando il testimone prima a Massimo De Luca, poi ad Alfredo Provenzali e infine a Filippo Corsini, con le prime voci di Scaramozzino e Repice. A metà anni '80, l'intuizione di Mario Giobbe e l'estensione della diretta a tutta la partita: da RadioUno, Tutto il calcio passò a reti unificate quasi fosse un messaggio alla nazione, con la sua sigla indimenticabile ('A taste of Honey' degli americani Scott e Marlow, per la tromba di Herb Alpert)."Quelle voci mi avevano fatto innamorare del calcio a 8 anni, come tanti italiani", racconta Riccardo Cucchi, epigono dei maestri della prima ora, Ameri e Ciotti. "Poi ho avuto la fortuna di entrare nella redazione dove lavoravano ancora quei maestri, due radiocronisti agli antipodi...". Del primo, Cucchi ricorda gli arrivi allo stadio 4 ore prima, la meticolosità', l'attesa del fischio d'inizio giocando a scopa col titolare del bar di San Siro; di Ciotti, gli arrivi all'ultimo, l'estro inventivo, la voce rauca "trasformata da handicap radiofonico a cifra stilistica" e il linguaggio ricercatissimo. "Nessuno di noi oggi si sognerebbe di dire 'fallo proditorio' o 'ventilazione inapprezzabile'". Ma i sessanta anni di storia della trasmissione radiofonica più' nazionalpopolare sono intessuti di episodi, dal 'clamoroso al Cibali' che interruppe altri racconti per un gol alla grande Inter di Herrera alla B raccontata da Ezio Luzi. "Di quel racconto del calcio oggi, più di altro, credo manchi l'educazione - conclude Cucchi - Intendo il rispetto di chi ascolta, dei calciatori o del direttore di gara. Ricordo una radiocronaca di Ciotti per un Roma-Samp in cui l'arbitro Lo Bello aveva combinato disastri. Lui non ne fece alcun cenno, ma chiuse dicendo: 'ha arbitrato il signor Concetto Lo Bello di fronte a 60 mila testimoni...".-ansa-

Non è da tutti dire addio due volte. Ma per Daniele De Rossi il mondo del calcio farà un'eccezione. A 36 anni compiuti l'ex centrocampista della Roma e della Nazionale, lascia il Boca Juniors, dove era arrivato a luglio, e soprattutto il calcio giocato e dice addio a un pezzo della sua vita. Per lui la decisione, presa fondamentalmente per motivi familiari, non è stata certo facile. "Ci pensavo da ottobre-novembre - ha detto oggi - e la notte tante volte non ci dormivo. Lasciare il calcio giocato per me è stato molto difficile, ma ora voglio rimanere in questo mondo e allenare". Il penultimo campione del mondo 2006 a smettere (tra i 'sopravvissuti' resta solo Buffon) ha anche stabilito un primato, sul quale, in conferenza stampa, ha anche scherzato sopra: "E' stato strano: sono stato il primo - ha detto sorridendo - a fare le visite mediche sapendo già che avrei smesso di giocare". I motivi, come hanno sottolineato dal Boca, sono stati personali e non certo legati a presunti dissidi con qualcuno nel club e in particolare con la nuova dirigenza.
"Tutti mi hanno accolto come un fratello, e qui lascio una parte del mio cuore", ha sottolineato DDR, mentre il presidente del Boca ha spiegato che "dobbiamo salutare Daniele, ma non è per motivi calcistici o per mancanza di affetto. In questo poco tempo ho conosciuto un grande essere umano e basta guardarlo in faccia per capire quanto sia onesto". Insomma, i motivi per cui De Rossi lascia il Boca sono familiari, la lontananza dalla famiglia e in particolare dalla figlia maggiore Gaia, 14 anni, avuta dalla prima moglie, che era stata affidata al padre e al quale l'ex romanista è legatissima (poco dopo aver dato l'addio alla Roma, la portò in viaggio premio a Londra per la promozione scolastica).
"Non voglio entrare nei dettagli - ha detto il campione del mondo 2006 - ma la mia figlia più grande, di un altro matrimonio, è rimasta in Italia e una ragazza ha bisogno che suo padre le sia vicino. In teoria, potrebbe essere in pericolo e io devo avvicinarmi. Qui siamo lontani, fare 14 di volo non è come andare in auto da Trigoria a casa mia. Se avessi avuto 25 anni avrei deciso in modo diverso, ma questo è".
DDR è quindi un campione anche come padre, perché fino a nemmeno un paio di mesi fa voleva ancora giocare nel Boca, fino a dicembre 2020, e lo aveva confidato a un agente Fifa italiano, suo amico, che era andato a trovarlo al campo di allenamento del Boca. Ora però saluta tutti, dopo 7 partite e un gol (in Coppa d'Argentina) con la maglia del Boca e seicento e 16 (ecco che il numero magico che gli ha scritto carriera e storia) con la Roma di cui è stato capitano non a lungo (prima era sempre quello Futuro, ma c'era Totti ed era giusto così) e bandiera per un ventennio.
Nella Roma aveva giocarto, fino alla primavera, anche suo padre Alberto. Così, scartate le tante offerte arrivategli dalla Serie A (a cominciare dall'amico Montella che lo avrebbe voluto alla Fiorentina) e dall'Europa, aveva deciso di giocare "dall'altra parte del mondo", per indossare una maglia che ha sempre amato "per via di Maradona e del fascino della Bombonera", quella del Boca del suo amico Burdisso.
Adesso per DDR si potrebbe aprire una 'seconda vita' nella sua amata Roma. Uscito di scena mano nella mano alla contestazione che ha accompagnato James Pallotta in giro per mezzo mondo, De Rossi potrebbe tornare a Trigoria in un'altra veste: quella manageriale o tecnica, magari prendendo il posto del papà Alberto, il guru della Roma Primavera che lui per più di 20 anni ha plasmato e fatto vincere. Visto che lui ha già detto che vorrebbe allenare, in molti si aspettano che il club giallorosso, specie se ci sarà il cambio di proprietà gli offra la panchina della principale squadra giovanile, quella che suo padre ha allenato per tanti anni e che, si dice, ora vorrebbe lasciare. Allora chi meglio di Daniele, al quale molti pronosticano un grande futuro anche da allenatore. Intanto ciao Boca, Gaia viene prima di tutto: applausi.-ansa-

Amici di Tuttonapoli, buongiorno e benvenuti alla diretta testuale della conferenza stampa di Gennaro Gattuso dopo la gara contro l'Inter.

Soddisfatto di come ha reso Fabian? "Non voglio parlare di Fabian, voglio parlare della prestazione della mia squadra. I dati parlano di una squadra che ha fatto bene, la prestazione non è da buttare via. Ci siamo fatti tre gol da soli.

Visto il rendimento in casa, il San Paolo può diventare un problema? "Non dobbiamo pensare al San Paolo, dobbiamo pensare al fatto che qui non vinciamo dal 19 ottobre e quindi la squadra non ci può applaudire. Prendetemi per scemo, ma io ho visto una buona prestazione. Abbiamo preso tre gol scivolando, domani controllerò anche i tacchetti che utilizzeranno. Se continuiamo a giocare così, migliorando la condizione sul piano fisico penso che questa squadra possa fare cose importante.

Dove deve migliorare questa squadra? "Bisogna fare meno errori individuali, quello possiamo rimproverare a questa squadra. Oggi abbiamo fatto cose importanti, ma abbiamo commessi errori individuali. Non penso di aver visto una gara diversa, penso che sia andata così. Non voglio trovare alibi, ma contro questa Inter abbiamo fatto bene. Questa squadra non si trovava da tempo in una situazione così, questo va preso in considerazione. Vedo una squadra viva, che lavora ogni giorno con intensità a Castel Volturno".

Come ha lavorato la linea difensiva? "Hanno fatto bene, si sono mossi coi tempi giusti dando poca profondità all'Inter.

Se la sente di fare un appello ai tifosi per tornare allo stadio? "Io faccio fatica ad allenare, figuriamoci a fare gli appelli. Questa cosa dello stadio non deve diventare un alibi, se i tifosi in questo momento si aspettano di più da questa squadra come posso dirgli qualcosa? Posso solo chiedergli di venire allo stadio, di incitarci per 90' e poi tirarci le arance se perdiamo. Ci sono tante problematiche legate al Daspo, non posso entrare in queste cose qua". Ti aspettavi di trovare queste difficoltà? "Sapevo a cosa andavo incontro, ma sono contento di essere qua. C'è un aspetto che mi lascia ben sperare, la passione dei calciatori che lavorano con me e stanno dando tutto".

È preoccupato dagl infortuni? "Ci mancano giocatori importanti, ma non sono tanti. Speriamo di recuperare Koulibaly in questa settimana, Ghoulam che non ha nulla di grave. Mertens non sarà a disposizione per un'altra settimana, così come Maksimovic. Mercato? Non sta a me parlarne, abbiamo un direttore molto bravo per farlo".

Come mai i cambi così tardivi? "Perchè pensavo che stessimo giocando bene, poi ho inserito due attaccanti per trovare densità in area. La squadra stava facendo quello che avevo chiesto, non avevo in testa nessuna cosa per cambiare la gara".

Termina la conferenza di Gattuso. -tuttonapoli.net-

Dopo l'intervista di Lorenzo Insigne ai microfoni di Rai Sport, interrotta improvvisamente dall'addetto stampa del club azzurro, non si è fatta attendere la replica della stessa emittente pubblica. Questo il comunicato contro il Napoli, riportato dal portale online de Il Mattino: "Quello che è successo lunedì 6 gennaio durante la diretta di Novantesimo minuto è inaccettabile. Nel pieno rispetto delle regole e dei diritti sportivi acquisiti dalla Rai, il giornalista Thomas Villa stava intervistando il calciatore Lorenzo Insigne nel pre-partita di Napoli-Inter ed è stato indebitamente e bruscamente interrotto da un esponente della Società Sportiva Calcio Napoli.
Questo intervento senza precedenti, nel mezzo di una diretta - si legge ancora nella nota - ha creato forte imbarazzo e ha causato un grave danno in termini di immagine alla Rai, ostacolando il regolare svolgimento della trasmissione di Raisport in onda su Rai2. Chiediamo, pertanto, una spiegazione di quanto accaduto e le immediate scuse da parte della società augurandoci che un episodio del genere non si ripeta mai più e che si sia trattato solo di un'improvvida leggerezza e non di un tentativo di danneggiare volutamente un programma del Servizio Pubblico".-tuttonapoli.net-

Dopo la gara contro l'Inter, il Napoli ha ripreso questa mattina la preparazione al Centro Tecnico. Gli azzurri preparano il match dell'Olimpico contro la Lazio per la 19esima giornata di Serie A in programma sabato alle ore 18.

La squadra si è divisa in due gruppi. Coloro che hanno giocato dall'inizio contro l'Inter hanno svolto lavoro di scarico in palestra. Gli altri uomini della rosa, sui campi 2 e 3, sono stati impegnati in torello e attivazione in avvio sessione. Successivamente seduta tecnico tattica ed esercitazioni finalizzate al possesso palla.  Chiusura con partitina a campo ridotto.

Terapie per Maksimovic. Lavoro personalizzato per Koulibaly. Ghoulam non si è allenato per uno stato influenzale.-tuttonapoli.net-

In giornata è atteso il contatto tra l'entourage di Stanislav Lobotka e il Napoli. Le parti stanno cercando di limare la distanza, lo slovacco è sempre più vicino al trasferimento in azzurro. Intanto si è allenato nel pomeriggio con il Celta Vigo insieme ai suoi compagni, in attesa di novità dalle stanze milanesi del mercato.-tuttonapoli.net-

Tre partite sulla panchina del Napoli per Rino Gattuso, due sconfitte ed una sola vittoria. Bottino ovviamente che andrà analizzato sul lungo termine, eppure cambiamenti rispetto alla vecchia gestione targata Ancelottti si sono parzialmente visti. Al di là del nuovo vestito tattico (passaggio dal 4-4-2 al 4-3-3) è evidente che il neo allenatore azzurro sta lavorando per dare un'impronta diversa alla sua squadra, provando a smussare gli angoli anche con i carichi di lavoro, aumentati rispetto al passato. ECCO GLI EX EPURATI - Era scontato, poi, che alcuni giocatori avrebbero trovato nuova linfa con il cambio di direzione tecnica, e per alcuni è tornato a farsi largo anche il campo, con un aumento considerevole di minutaggio rispetto all'ultimo periodo ancelottiano: parliamo di Insigne e Callejon, entrambi epurati dal tecnico di Reggiolo ma che adesso sono tornati punti fermi nell'undici iniziale. Gattuso sta provando a rilanciarli anche sotto il punto di vista mentale, e proprio in questo senso ieri l'allenatore azzurro non ha effettuato il terzo cambio proprio per evit5are i fischi ai due giocatori (visti quelli piovuti su Fabiàn).-tuttonapoli.net-

A Radio Marte, nel corso di Marte Sport Live è intervenuto il giornalista Ciccio Marolda, pronto a commentare il momento in casa azzurra dopo la sconfitta contro l'Inter: “Non si può pensare di fermare i 2 attaccanti dell’Inter che sono i più in forma del campionato marcandoli con l’uno contro uno per cui anche Gattuso ci sta mettendo del suo in questo periodo no del Napoli. Se prendi in mano una squadra piena di problemi, che è stata costruita male e sta pagando adesso tutte le scelte di Ancelotti, hai però un obbligo: non perdere punti. E se non puoi vincere, devi cercare di non perdere. Non me la prendo con Gattuso, vanno evidenziati i suoi errori, ma è chiaro che la squadra è incompleta e lo diciamo dalla fine del mercato estivo, non adesso”. -tuttonapoli.net-


In diretta su Radio Punto Nuovo, è intervenuto Umberto Chiariello, giornalista, con il suo EditoNuovo: “Calcio italiano che vede una corsa a 2 e mezzo in vetta alla classifica: Juventus e Inter appaiate, ma a 6 punti c'è la Lazio. Lazio chiamata ad una partita facile, perché il Napoli di questi tempi è una squadra non organizzata, non è lo squadrone che doveva battere Inter e Juve. L'Inter si è confermata la squadra di Antonio Conte con tutti i suoi pregi e difetti e la Juve, se si accende Ronaldo, Higuan e Dybala, ce n'è per pochi. Lecce che perde in casa anche contro l'Udinese, così come la SPAL destinata alla retrocessione. Genoa ha portato in carrozza, vedremo se il vento favorevole continuerà, ma è la squadra peggiore del lotto. Se la vedrà con Brescia e Udinese, non so se ci sarà qualche altra squadra che dovrà preoccuparsi da qui in avanti. A fine gennaio potrebbe esserci qualche bruttissima sorpresa di squadre che devono guardare indietro invece che in avanti".-tuttonapoli.net-


ROMA – Smog sul Nord Italia, in realtà non proprio smog, meglio sarebbe dire aria cattiva, aria difficile da respirare senza qualche fastidio o conseguenza a lungo termine per l’apparato respiratorio. Smog erano i fumi delle ciminiere di fabbriche che non ci sono più, smog erano i fumi di impianti di riscaldamento a carbone. Smog oggi è una miscela tra una condizione atmosferica, una collocazione e tipologia geografica e un’azione, anzi una costante inazione umana. Non c’è governo o programmazione dell’attività umana quanto ad emissioni nell’aria. Ci si limita periodicamente a registrare quando è troppo (senza ben sapere cosa sia davvero troppo e perché).

Quando si dichiara che è troppo, allora di emettono divieti ed ordinanze. Ora è il turno di Torino che dà lo stop anche ai veicoli categoria Euro 5 se diesel, il turno di Milano che comunica divieti e limitazioni alla circolazione, anche se un filo meno drastici, il turno del Veneto…Misure, divieti, limitazioni che servono a ben poco, utili soprattutto ad evitare alla amministrazioni comunale l”accusa di inerzia e, peggio, di inadempienza alle norme. E’ una sorta di burocrazia ecologica, anzi di ecologia burocratica.In contemporanea nel Nord Italia, in particolare a Milano, segnala il Corriere della Sera una circostanza inconsueta, almeno nelle sue dimensioni. I ricoveri in ospedale per condizioni ascrivibili a quella patologia che chiamiamo influenza hanno raggiunto picchi massimi, un incremento nelle ultime settimane stimato del 20 per cento. Ricoveri in ospedale, quindi condizioni non gravissime e neanche gravi, tali però da giustificare un monitoraggio e una terapia ospedalieri. Patologie influenzali che quasi tutte finiscono per toccare, riguardare, interessare l’apparato respiratorio.
Non solo: sempre nella stessa area sono comparse polmoniti, molte polmoniti, più del solito, più delle medie abituali.
Aria inquinata, patologie influenzali, polmoniti: la loro compresenza probabilmente è tutt’altro che fortuita e casuale. Non è una coincidenza, è che proprio e non per caso coincidono. -blitzquotidiano.it-

ROMA – Spermatozoi dimezzati, i maschi italiani fertili hanno nel loro organismo la metà degli spermatozoi che si riscontravano nella generazione immediatamente precedente e in quella ancora prima. Rispetto a quaranta anni fa si registra nei maschi la metà degli spermatozoi. Quaranta anni sono un tempo men che minimo in termini di evoluzione, quaranta anni sono nulla sulla scala della evoluzione/involuzione della specie. Eppure sono bastati per una modificazione più che massiccia nella quantità di spermatozoi del seme dei maschi italiani (analogo fenomeno nelle popolazioni maschili di molti altri paesi).

Non solo: un maschio su dieci in Italia risulta infertile, cioè non è in grado di generare prole. Non molti decenni or sono, anche per un pregiudizio tanto radicato quanto infondato, l’infertilità era solo sterilità da attribuire e accollare alla donna. Se una coppia non aveva figli la “colpa” era sempre e soltanto della donna. Non è mai stato così, l’infertilità maschile è sempre esistita, ma ora ha subito massiccio incremento, il 10 per cento è percentuale mai registrato.Non basta: si è dovuto ricorrere in sede clinica alla definizione di nuovi parametri di normalità per quel che riguarda le dimensioni dei testicoli, questi infatti vanno diminuendo appunto di dimensioni su scala generale. I famosi “attributi” diventano anatomicamente più piccoli e il fenomeno si registra ed accentua solo negli ultimi decenni.

Perché? Inquinamento, inquinamento ambientale è la generica prima risposta. L’habitat umano modificatosi sotto la pressione dei prodotti chimici e affini è il primo sospettato della evidente minor facilità a procreare. Non esistono però precisi e documentati rapporti causa-effetto tra un agente chimico e l’infertilità.

Altro sospettato è il caldo. Sì, il caldo, l’aumentata temperatura dovuta a cambiamento climatico. Misurato come un grado centigrado in più nell’atmosfera corrisponda a un decimo di grado in più nei testicoli. E il caldo ammala se non uccide spermatozoi. Su suppongono più a rischio cuochi, saldatori, camionisti…

Anche qui però nulla di sicuro, se non il calo generalizzato degli spermatozoi nel seme maschile. Di sicuro c’è che gli italiani fanno pochi figli, troppo pochi, decisamente al di sotto del tasso di mantenimento di una popolazione: per una coppia dovrebbero essere almeno due i figli, sono circa 1,2. Troppo pochi figli per ragioni culturali, sociali, economiche cui va aggiunta però anche una ragione clinica accertata: meno spermatozoi, meno fertilità maschile. -blitzquotidiano.it-

ROMA – Un cinghiale è stato trovato positivo alla trichinella a Oliena, un comune nella provincia di Nuoro. Il parassita può anche essere letale per l’uomo e per questo è scattato l’allarme da parte dei veterinari della regione Sardegna, che hanno prelevato altri campioni e li hanno consegnati all’Istituto zooprofilattico sperimentale (Izs) di Nuoro per le analisi. Fino ad oggi infatti il parassita infettava solo maiali allo stato brado, cinghiali e volpi a Orgosolo, ma ora si sta diffondendo.

L’Istituto zooprofilattico sperimentale data l’allerta ha lanciato un appello ai consumatori affinché comprino carni e salumi solo di provenienza certificata e sottoposti a controlli sanitari. Inoltre ha chiesto ai cacciatori di continuare a prelevare e consegnare campioni sui cinghiali abbattuti. Ennio Bandino, responsabile dell’Izs, ha spiegato: “Solo grazie alla loro collaborazione possiamo mettere al sicuro la salute dei cittadini dalle malattie e garantire il monitoraggio sulla presenza del parassita nel territorio”.Badino ha poi aggiunto: “Con la trichinella non si scherza,. Si tratta di un parassita molto pericoloso che, se non gestito con la giusta tempistica, può causare gravi problemi di salute all’uomo e, in casi estremi, può portare al decesso”.
Il parassita provoca la trichinellosi, anche detta trichinosi, e si localizza prima a livello intestinale per poi dare vita a una generazione di larve che migrano nei muscoli e si incistano. La trichinella infetta uccelli, rettili e mammiferi, soprattutto quelli carnivori e onniveri come maiale, volpe, cinghiale, cane, gatto e anche l’uomo.
La trasmissione del parassita avviene per via alimentare, col consumo di carne cruda o poco cotta che contengono larve del parassita. Per questo motivo la carne suina o di cinghiale è più a rischio per la trasmissione all’uomo. Una volta infettati, il periodo di incubazione è generalmente di 8-15 giorni dalla comparsa dei sintomi, ma varia anche dai 5 ai 45 giorni a seconda di quanti parassiti sono stati ingeriti.
Nell’uomo le infezioni possono essere asintomatiche, ma in casi gravi portare anche alla morte. I sintomi più comuni sono comunque diarrea, dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre. (Fonte Il Messaggero)

ROMA – Sono 225.000 gli italiani che hanno passato la settimana di Natale a letto a causa dell”influenza, mentre il totale dei casi da ottobre a oggi supera il milione e mezzo, soprattutto bambini sotto i 5 anni.

Nell’ultima settimana di dicembre “lieve calo” dei casi dovuto alla chiusura delle scuole per le festività. E’ quanto si legge sul bollettino di sorveglianza epidemiologica Influnet dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). La Provincia Autonoma di Trento, Marche e Campania sono state le Regioni più colpite.Come riporta il bollettino Influnet, di preciso il numero totale dei casi di influenza dall’inizio della sorveglianza è stato 1.587.000. Nella settimana dal 23 al 29 dicembre, l’incidenza totale è stata pari a 3,7 casi per mille assistiti, ma tra i bambini al di sotto dei cinque anni ha raggiunto i 10 casi per mille.

Di pari passo con i contagi crescono anche i casi gravi, ovvero caratterizzati da complicanze respiratorie che hanno reso necessario il ricovero in terapia intensiva.

Secondo il bollettino FluNews Italia, sempre a cura dell’Iss, fino al 22 dicembre se ne contavano 8 di questi casi, quasi tutti con condizioni di rischio come obesità, malattie cardiovascolari e diabete. Di questi, 3 sono deceduti. (fonte Ansa)

ROMA – La Lazio si prepara a festeggiare i 120 anni di storia dopo aver vinto la Supercoppa contro la Juventus, dopo aver centrato la nona vittoria consecutiva e dopo aver allungato in classifica sulla Roma consolidando così il terzo posto in classifica.

“Immobile simbolo di questo momento? Da un punto di vista emotivo – dice Claudio Lotito in una lunga intervista con Repubblica – sicuramente. È un figlio del popolo, rappresenta tutti gli spaccati della società e suscita empatia per il suo comportamento, l’ ironia, la disponibilità. Con lui ho un rapporto personale bellissimo, di grande affetto. Ero convinto, come Tare, che avrebbe fatto cose importanti, ma nessuno le poteva pronosticare. Era un giocatore che nella precedente società soffriva e che, messo nelle condizioni giuste, in un ambiente familiare, è rifiorito ed è esploso. La Lazio è una grande famiglia di cui io sono il padre: non faccio preferenze tra i miei figli, decanto le qualità di ognuno, grazie alle quali si ottiene la qualità totale del gruppo”.“Un difetto e una qualità di Simone Inzaghi? È un grande conoscitore di calcio e lavora h24, riuscendo a coinvolgere emotivamente i giocatori, è un grande trascinatore. Come tutti quelli che si muovono su un palcoscenico che richiede una crescita, poi avvenuta, non parlerei di difetti ma di considerazioni: esternamente possono sembrare errori, in realtà non lo sono, rappresentano un momento legato alla crescita che porta poi a fortificare ancora di più la persona”.

“Perché ho scelto Tare? Tare è un ragazzo molto determinato, conosce cinque lingue, è instancabile, un perfezionista. La mia scelta è risultata giusta. Lui non aveva l’ esperienza ma aveva appunto le potenzialità, di questo ne ero convinto ed è stato dimostrato anche dai fatti. Oggi è uno dei migliori in circolazione, ha l’ approccio di una persona perbene, equilibrata e attaccata alla società. Ci lega anche un grande affetto, un ulteriore valore aggiunto per raggiungere i risultati”.

“Perché decise di comprare la Lazio? Capii da subito l’ importanza e la responsabilità di acquisire la gestione di una squadra che, oltre ad essere da sempre quella del cuore, rappresentava il patrimonio storico sportivo e l’ anima di tantissimi tifosi.Un grande onore, un’ emozione forte”.

“La Lazio – spiega – fatturava 84 milioni, ne perdeva 86,5 e aveva 550 milioni di debiti. Oggi ha un bilancio tra i migliori in Italia e all’ estero, e ha vinto più di tutti dopo la Juve. Questo rappresenta il vanto e l’ orgoglio del sottoscritto e del popolo laziale”.

L’ operazione di cui si è pentito? “Il riscatto di Zarate a 22 milioni è una mossa che non rifarei. Ero all’inizio della mia presidenza, dovevo fare investimenti e dare segnali di crescita di qualità tecnica e sportiva. Per quel che si è rivelato dal punto di vista comportamentale è stata una scelta forse non molto oculata. Oggi valutiamo, oltre alle potenzialità atletiche e agonistiche, anche la moralità dei giocatori e la compatibilità economico-finanziaria”.

Dove vuole portare la Lazio? “Mi auguro possa raggiungere altri traguardi sportivi in Italia e all’ estero. Essere il punto di riferimento della politica sportiva per difendere i valori fondanti della società civile. Diventare l’ esempio per educare i giovani. Portare il sorriso e la voglia di combattere anche a quelle persone che devono superare degli ostacoli nella vita quotidiana”.

Fonte: La Repubblica.

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