mercoledì 31 agosto 2011

Maggio: "Per lo scudetto ci siamo anche noi"



"E' ancora prematuro dire se questo Napoli è da scudetto, ad un certo punto l'anno scorso eravamo lì, poi ci è mancato qualcosa, la cattiveria di dire che c'eravamo anche noi. Di certo la società vuole crescere, lo dimostrano gli investimenti fatti, è presto per parlare di scudetto però ci siamo, c'é tanta voglia di fare bene". E' un Christian Maggio visibilmente soddisfatto di come si è rinforzata la sua squadra. "Mi pare che siano stati fatti acquisti di valore, segno che il progetto c'è e cresce - ha ribadito il difensore dal ritiro di Coverciano - Io al mercato del Napoli darei un bell'8. Chi tra Mazzarri, Hamsik e Lavezzi ho temuto che ad un certo punto se ne andasse? Mazzarri, c'erano stati un po' di problemi con il presidente, sono due caratteri forti ma anche due persone intelligenti e alla fine il nostro allenatore ha sposato il progetto-Napoli".



Atalanta, Barreto verso il Palermo

Ore caldissime per il mercato atalantino. E' ormai fatta per il ritorno a Bergamo di Luca Cigarini: il centrocampista, che giocò in nerazzurro due anni fa, arriverà in prestito dal Napoli. In partenza Edgar Barreto, destinato al Palermo. Il centrocampista paraguayano ha anticipato il suo addio su Twitter rispondendo ai tifosi che gli chiedevano se sarebbe rimasto o no. Movimenti anche in attacco, dove potrebbe partire almeno uno fra Ardemagni, Tiribocchi (vicino al Varese) e Bjelanovic.



Chiellini: "Obiettivo Champions"

Cantiere Juventus: mancano poche ore alla chiusura ufficiale del mercato estivo, e Giorgio Chiellini aspetta di sapere che squadra sarà quella bianconera. "L'altr'anno - ha detto il difensore dal ritiro della Nazionale - sono cambiati cinque giocatori negli ultimi dieci giorni, e anche quest'anno ne sono arrivati tre negli ultimi cinque. Ho già detto che per me tre mesi di mercato sono troppi, bisognerebbe anticipare la chiusura di 15 giorni. Ma credo sia una decisione che deve prendere l'Uefa, per riformarla tra tutti i Paesi europei". Si dice comunque "soddisfatto" del mercato bianconero ("Non potrei dire diversamente, ma lo sono realmente") e fa il mea culpa per le ultime due stagioni. "Se siamo arrivati settimi per due anni consecutivi un motivo ci sarà. Ora la società ha investito tanto, e non solo nello stadio, e per noi cambiare strada è un'obbligo - ha ammesso Chiellini - il Milan resta un gradino sopra a tutti, l'Inter ha cambiato tanto ed è un punto interrogativo, il Napoli mi intriga. Quanto alla Juve dire che vogliamo vincere lo scudetto sarebbe presuntuoso, illuderei i tifosi. Ma è chiaro che andare sotto la qualificazione Champions sarebbe un fallimento".



Oddo dal Milan al Lecce

L'AC Milan comunica di aver ceduto a titolo temporaneo Massimo Oddo all'US Lecce. L'annuncio è sul sito ufficiale del Milan.



SERIE B, COLPO ESTERNO DEL BARI A MODENA

Nella seconda giornata del campionato di serie B, colpo esterno del Bari che espugna il campo del Modena con un gol di De Falco in pieno recupero. Successi esterni anche per Ascoli e Sassuolo. Ecco tutti i risultati: Albinoleffe-Grosseto 2-2; Gubbio-Ascoli 2-3; Juve Stabia-Verona (domani alle 20.45); Livorno-Sampdoria 0-0; Modena-Bari 0-1; Nocerina-Brescia 1-1; Padova-Reggina 1-0; Pescara-Empoli 3-2; Torino-Cittadella (domani alle 20.45); Varese-Crotone 0-0; Vicenza-Sassuolo 0-1.

CALCIO, LIVORNO-SAMP: SCONTRI ULTRA', FERITA UNA RAGAZZA

Si chiude nel peggiore dei modi il match del secondo turno di Serie B tra Livorno e Sampdoria: i tifosi delle due compagini si sarebber scontrati sul lungomare della città labronica, nel dopogara. Una ragazza livornese è rimasta ferita alla testa e trasportata in ospedale. Al seguito della Sampdoria erano giunti da Genova circa 400 tifosi a bordo di alcuni pullman e auto private, proprio su queste ultime, secondo la questura, sono arrivati alcune decine di ultrà blucerchiati senza biglietto. La situazione ora è tornata tranquilla e tutti i tifosi genovesi hanno lasciato la città.

CALCIOMERCATO: CAGLIARI PRENDE RUI SAMPAIO MENTRE RIVAS LASCIA L'INTER

Il sito ufficiale del Cagliari annuncia che è stato perfezionato in mattinata l'acquisto a titolo definitivo del 24enne centrocampista portoghese Rui Sampaio, proveniente dal Beira Mar.



L'Inter e Nelson Rivas si lasciano. Il club nerazzurro, infatti, ha reso noto di aver completato questa mattina, con il deposito della documenticazione presso gli uffici della Lega Serie A, "la risoluzione consensuale del contratto (scadenza 30 giugno 2012) con Nelson Rivas

IL NAPOLI PROSEGUE LA PREPARAZIONE

Il Napoli prosegue la preparazione a Castelvolturno.

Assenti i nazionali tra i quali anche il nuovo acquisto Pandev impegnato con la Macedonia per le qualificazioni ad Euro 2012.

Oggi doppia seduta

NAPOLI: PRESO FIDELEFF!

31/08/2011 - Ignacio Fideleff è del Napoli. Il 22enne difensore centrale (con passaporto comunitario) arriva dal Newell's Old Boys. Il presidente del Newell's, Guillermo Lorente, e il tesoriere del club di Rosario, Jorge Ricobelli, sono attesi in 'Italia per firmare il contratto. Bigon ha definito nella serata di lunedi' a cena i dettagli con l'agente del giocatore, Pietro Aldave. Per Fideleff contratto di 5 anni.

La Scheda:

Ignacio David Fideleff (Rosario, 4 luglio 1989) è un difensore argentino.

Difensore centrale di piede sinistro, cresce nelle giovanili del Newell's Old Boys con cui esordisce in massima serie il 24 marzo 2008 nel match contro il Lanús, nel quale segna anche il gol del momentaneo vantaggio del Newell's Old Boys.

Nome Ignacio David Fideleff

Paese Argentina

Altezza 188 cm

Peso 82 kg

Dati agonistici

Ruolo Difensore

Carriera

Giovanili Newell's Old Boys

Squadre di club

2008- Newell's Old Boys 35 (3)

domenica 28 agosto 2011

a tutta B



Avvio di campionato positivo per Torino e Reggina, all'esordio questa sera nella prima giornata di serie B dopo gli anticipi Sampdoria-Padova (2-2) e Verona-Pescara (1-2). I granata, in trasferta sul campo di un Ascoli che parte da -7 per la penalizzazione del calcioscommesse, hanno faticato dopo l'iniziale vantaggio dei padroni di casa, ma prima Bianchi su rigore e poi Oduamadi a 4 minuti dalla fine hanno ribaltato il risultato per il 2-1 finale. Con Pescara e Torino in testa alla classifica c'é anche la Reggina, che ha battuto 4-1 il Modena grazie anche ad una doppietta di Campagnacci nel primo tempo che ha aperto la strada alla squadra di Breda. In evidenza in questa prima giornata le squadra toscane: l'Empoli ha superato in rimonta la Juve Stabia, andata in vantaggio con Danilevicius all'11', dopo un palo di Mbakogu. Nella ripresa Dumitru segna all'11', poi al 32' Tavano segna il gol decisivo dopo una bella azione di Lazzari. Il Livorno, con due rigori trasformati da Dionisi, ha portato a casa tre punti importanti da Crotone, mentre il Grosseto ha battuto 2-0 il Gubbio, che ritrovava la serie B dopo 63 anni. Entrambe le reti sono venute nel primo tempo, con Alfageme e Caridi. Vittorie casalinghe per il Cittadella, che ha sconfitto 2-1 l'Albinoleffe, e il Sassuolo. Gli emiliani, dopo la rete in apertura degli ospiti, hanno chiuso la partita nel primo tempo andando in gol con Terranova, Boakye e Sansone al 37'. Unico pareggio della giornata è stato lo 0-0 tra Bari-Varese, mentre nel 'posticipo' delle 21 il Brescia ha sconfitto il Vicenza 2-0 al Rigamonti. Un gol per tempo per i padroni di casa, che hanno sbloccato il risultato già al 9' con Feczesin. Nella ripresa ha raddoppiato Jonathas all'11'.





napoli-palermo 3-1



E' terminata con il punteggio di 3-1 la sfida amichevole tra Napoli e Palermo. Il match ad ingresso gratuito, organizzato in poche ore dal presidente azzurro e quello rosanero, Aurelio De Laurentiis e Maurizio Zamparini, a causa dello sciopero del campionato, ha portato allo stadio San Paolo circa 60 mila spettatori. Ad aprire le marcature al 19' è stato Marek Hamsik. Per lo slovacco cross di Dossena dalla sinistra, stop di destro e goal di sinistro. Il raddoppio è arrivato al 30' e porta la firma di Christian Maggio che sulla destra scambia con Hamsik. Lo slovacco finta di sinistro e crossa di destro al centro dell'area dove l'esterno destro segna con una rovesciata. Al 43' il Palermo accorcia le distanze grazie a Migliaccio che di testa insacca De Sanctis. Al 21' della ripresa è nuovamente Maggio ad andare in rete. Per lui inserimento in area e destro vincente.





sabato 27 agosto 2011

ARTICOLO 31: FATTI IN LA' VIDEO CREATO DA ALESSANDRO LUGLI 2011

Serie B, Verona-Pescara 1-2



Debutto vincente per il Pescara di Zdenek Zeman, che espugna il Bentegodi nella prima giornata di Serie B. Apre le marcature Immobile al 13', il raddoppio arriva al 61' grazie all'autorete di Ceccarelli al 61' che poi accorcia le distanze all'88'.



Troppo Barça anche per il Porto, Guardiola fa 12



Semmai ce ne fosse bisogno, il Barcellona ha ribadito ancora una volta di essere la squadra più forte. Dodicesimo trionfo nei tre anni della gestione Guardiola per i blaugrana, che a Montecarlo alzano la Supercoppa europea numero 4 della propria storia battendo con un limpido 2-0 il Porto, tutta un’altra squadra rispetto all’armata di Villas Boas capace di vincere l’Europa League e di vincere tutto in Portogallo.



I Dragoes per la verità iniziano con il giusto atteggiamento, mettendo i brividi dopo 7 minuti a Valdes con il pericolosissimo Hulk, capace da solo di mettere in apprensione la difesa spagnola per una buona mezzora. Ma a compromettere la partita è l’errore imperdonabile di Guarin, che al 39’ dà il via libera a Messi con uno sciagurato retropassaggio. La Pulce a quel punto non può che scartare il regalo, saltando Helton con una finta elegante per poi depositare nella porta sguarnita il pallone dell’1-0.



Il Porto non si perde d’animo e nella ripresa cerca il pareggio con le conclusioni insidiose di Moutinho e dello stesso Guarin. Ma Guardiola può permettersi di lasciare in panchina giocatori del calibro di Sanchez e Fabregas, i due rinforzi estivi pagati complessivamente quasi 90 milioni, e di calarli come assi per chiudere la partita. Il resto lo fa Rolando, che a una manciata di minuti dal termine si fa espellere lasciando in dieci il Porto, costretto a sventolare bandiera bianca. La resa definitiva arriva neanche due minuti dopo, all’88’, con Messi che imbecca splendidamente Fabregas per quello che è il primo gol con la sua maglia del cuore.



Piove sul bagnato per il Porto, che chiude addirittura in nove. Guarin pone fine a una partita tutta da dimenticare commettendo un fallo di frustrazione che gli vale il rosso diretto. Il Barcellona potrebbe infierire nuovamente con Iniesta, ma Helton con un miracolo evita almeno l'imbarcata.



venerdì 26 agosto 2011

Ufficiale: Pandev è del Napoli

Adesso è ufficiale : Goran Pandev è un giocatore del Napoli. Il giocatore, attaccante macedone, vestirà quest’anno la maglia azzurra della società di Aurelio De Laurentiis. Viene in prestito senza diritto di riscatto, ma con la consapevolezza che se farà bene sotto il Vesuvio, il Napoli farà di tutto per acquistarlo in toto. Inoltre come si apprende da gazzetta.it: “Da Milano al Golfo, per un viaggio di sola andata. Almeno per ora: perché Goran Pandev è il rinforzo che Walter Mazzarri tanto aspettava. Nel pomeriggio il d.s. del Napoli, Riccardo Bigon, ha perfezionato l’affare nella sede dell’Inter, al termine di un vertice durato un’oretta. Il macedone passa al Napoli con un prestito oneroso, intorno a 1,5 milioni. Ma non è finita qui: dopo l’infortunio a Britos, il presidente Aurelio De Laurentiis ha dato l’ok per piazzare un nuovo colpo in difesa (doppia pista: Ogbonna o Bocchetti). E ieri sera, dopo i sorteggi della Champions, proprio il d.s. Bigon ha rispolverato l’idea per Giuseppe Rossi. E meno male che “il mercato del Napoli è chiuso”, come aveva spiegato De Laurentiis ad inizio settimana”.



GABRIELE D'ANNUNZIO : VITA E PENSIERO



D'ingegno multiforme e precocissimo, ancor fanciullo egli sentì in sé il contrassegno della superiorità e ne fece la sua inebriante certezza.Ebbe sempre la testa nella poesia. Nacque a Pescara nel 1863 da una famiglia medio-borghese. Studiò al collegio Cicognini di Prato, una dei più prestigiosi d'Italia, quindi si stabilì a Roma, iscrivendosi alla facoltà di Lettere, senza però completare gli studi. Appena sedicenne pubblicò un libro di poesie intitolato "Primo vere", ispirato decisamente al Carducci.

A Roma iniziò, per il poeta, una più brillante avventura, letteraria e, insieme, umana. Il periodo romano è caratterizzato dalla frequentazione dei salotti, diventò cronista mondano dell'aristocrazia della capitale e si immerse in una vita d'esteta, protesa, fra amori e avventure, alla ricerca di piaceri raffinati; scoprì la figura del superuomo che associava al bello un intenso vitalismo e un'energia eroica. Dal 1898 visse a Settignano (Firenze), nella villa La Capponcina, vicino alla residenza di un'ennesima donna amata, la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe un'intensa relazione. La vicinanza con la Duse fece sí che D'Annunzio intensificasse l'attività teatrale; il meglio del suo teatro è rappresentato dalle tragedie "Francesca da Rimini", "La figlia di Jorio" e "La fiaccola sotto il moggio". Le raccolte poetiche maggiori furono del 1903: con i primi tre libri, "Maia","Elettra","Alcyone" si sarebbero misurati i poeti italiani delle successive generazioni. Ad Alcyone appartengono le famose liriche "La sera fiesolana" e "La pioggia nel pineto", dove viene ripreso il tema, già preannunciato nel Canto Novo, dell'immedesimazione del poeta con la natura.

Amante del bello e della vita , sperperò tutti i suoi soldi; i creditori riescirono,però, a sequestrargli la villa e per questo nel 1910 D'Annunzio emigrò in volontario esilio in Francia, dove continuò a scrivere. Visse così quattro anni a Parigi.

Tornato in Italia nel 1915, tenne violenti discorsi a favore dell'intervento in guerra e si impegnò in ardite azioni belliche. Dal 1921 fino alla morte visse sul lago di Garda, a villa Cargnacco. Nell'opera di D'Annunzio la vita dell'autore e la letteratura non solo si rispecchiano, ma l'esistenza privata diventa spettacolo per il pubblico, attirando sul poeta un interesse mai raggiunto da nessun autore italiano precedente e contemporaneo. Egli cerca una fusione dei sensi e dell'animo con le forze della vita, accogliendo in sé e rivivendo l'esistenza molteplice della natura, con piena adesione fisica, prima ancora che spirituale. E' questo il "panismo dannunziano", quel sentimento di unione con il tutto, che ritroviamo in tutte le poesie più belle di D'Annunzio, in cui riesce ad aderire con tutti i sensi e con tutta la sua vitalità alla natura, s'immerge in essa e si confonde con questa stessa.

La sua vocazione poetica si muta poi in esibizionismo: abbiamo allora l'esaltazione del falso primitivo, dell'erotismo o quella sfrenata del proprio io, indicata nei due aspetti dell'estetismo e del superomismo. L'estetismo è in definitiva il culto del bello, in pratica vivere la propria vita come se fosse un'opera d'arte, o al contrario vivere l'arte come fosse vita. Quest'atteggiamento, preso dal Decadentismo francese, è corrispondente cioè alla personalità del poeta, che deve distinguersi dalla normalità, dalle masse. Il superuomo assomiglia all'esteta, ma non deve essere legato a principi sociali e morali . Per questo motivo si vuole elevare al di sopra della massa; è l'esteta attivo, che cerca di realizzare la sua superiorità a danno delle persone comuni.



D'Annunzio debuttò giovanissimo con la raccolta di versi Primo vere (1879), cui seguì nel 1882 Canto novo , che uscì con la co pertina disegnata da F.P. Michetti, e nel quale è evidente l'imi tazione di Carducci, temperata da una vena sensuale e naturalistica.



Dall'estetismo europeo assimilò ideali di sensibilità e raffinatezza e il gusto del tecnicismo formale. Nacquero così, accanto a alcune raccolte di versi, i romanzi: Il piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891), e L'innocente (1892). Soprattutto negli ultimi due si può avvertire la lezione di Tolstoj e di Dostoevskij, ma ridotta da studio del profondo a languida ostentazione del morboso.



"Il piacere" è ambientato in una Roma di lusso, tra papale e umbertina. Protagonista è il conte Andrea Sperelli, "ideal tipo del giovine signore italiano del sec.XIX [...] legittimo campione di una stirpe di gentili uomini e di artisti eleganti", la cui massima è "bisogna 'fare' la propria vita come si fa un'opera d'arte". Poeta, pittore, musicista dilettante, ma soprattutto raffinato artefice di piacere, egli ha stabilito la sua dimora nel palazzo Zuccari a Trinità de' Monti: passa le sue giornate tra occupazioni mondane, si circonda di persone eleganti e di oggetti preziosi, lontano dal "grigio diluvio democratico [...] che molte belle cose e rare sommerge miseramente". Andrea è tormenta to dal ricordo di una relazione complicata e sensuale con l'enigmatica Elena Muti, bruscamente troncata dall'improvvisa partenza della donna da Roma. Dopo un breve periodo di isolamento, si tuffa in una nuova serie di avventure, finché un rivale geloso lo sfida a duello e lo ferisce. Si abbandona a una convalescenza "purificatrice" nella villa di una ricca cugina, a Schifanoia. Qui conosce una creatura casta e sensibile, Maria Ferres, moglie di un ministro del Guatemala. Per lei si illude di avere un amore spirituale, ma presto il loro rapporto si intorbida e nel contat to con Maria cerca di riprodurre le sensazioni già provate con Elena, sovrapponendo le immagini delle due donne. Al culmine dell'amplesso, Andrea si lascia sfuggire il nome dell'antica amante: Maria fugge inorridita.



"L'innocente" è la confessione di un delitto, esposta in prima persona dal protagonista. Nuova incarnazione del "superuomo" l'ex diplomatico Tullio Hermil tradisce cinicamente la moglie Giuliana relegandola al ruolo di sorella e consolatrice. Solo dopo aver interrotto una burrascosa relazione con la possessiva Teresa Raffo, è assalito da un'ansia sconosciuta di pace e di dolcezza co niugale. Ma si insinua in lui il sospetto che Giuliana lo tradi sca con uno scrittore alla moda, Filippo Arborio. E' l'antefatto. Seguono 51 brevi capitoli in cui la vicenda, piuttosto scarna, viene sostenuta da indugi psicologici, torbidi fantasticamenti, descrizioni di "atmosfere". Soffocato il dubbio che lo angoscia, Tullio va a vivere in campagna, nella casa materna. Un giorno, a Villalisa, la dimora in cui ha trascorso felicemente i primi anni di matrimonio, ritrova pieno e inebriante l'amore della moglie. Poco dopo la rivelazione: Giuliana in un momento di debolezza l'ha realmente tradito e attende ora un figlio concepito con Fi lippo Arborio. Sentimenti contrastanti nell'animo di Tullio: con sapevole di essere lui il vero responsabile del tradimento non può perdonare colei che infinite volte lo perdonò. Prova anzi per Giuliana una passione nuova, morbosa, mista di rabbia e di pietà. Vorrebbe sfidare Arborio a duello, ma lo scrittore è stato colpito da paralisi [!] per cui questo sfogo è impossibile. Nella sua mente sconvolta matura l'idea del delitto. Sopprimere il nascitu ro, unico ostacolo alla sua felicità. Anche Giuliana, più che mai innamorata del marito, sfinita da una gravidanza dolorosa, accetta tacitamente l'atroce soluzione. Il bimbo nasce, odiato da Giu liana e da Tullio, ma protetto dalle cure dell'ignara nonna e del padrino Giovanni di Scordio, un contadino fedelissimo di casa Hermil. Una sera, mentre tutti i familiari si sono recati alla novena di natale, Tullio sacrifica l'"innocente" esponendolo al gelo invernale.



Nel periodo immediatamente successivo D'Annunzio volle colmare un vuoto morale, di cui egli stesso avvertiva il rischio, con il mito del "superuomo" desunto da Nietzsche. Solo che alla "volontà di potenza" teorizzata dal filosofo tedesco, nel quadro di una distruzione della morale comune e di una rifondazione, D'Annunzio sostituì ideali estetizzanti, destinati a comporre l'abbagliante mosaico di una "vita inimitabile". Appartengono a questo periodo i romanzi Il trionfo della morte (1894), Le vergini delle rocce (1895), e Il fuoco (1900). E i drammi La gloria (1899), e La cit tà morta (1899) e La Gioconda (1899) scritti durante la relazione con Eleonora Duse.



Nel periodo di 'ritiro' nella villa di Settignano scrisse al cune delle sue opere maggiori: i primi tre libri ("Maia", "Elet tra" e "Alcyone") delle Laudi del cielo, del mare, della terra, degli eroi , che fu poi pubblicata nel 1903. E le tragedie Francesca da Rimini (1902), La figlia di Jorio (1904) , La fiaccola sotto il moggio (1905), La nave (1908), Fedra (1909), Più che l'amore , e il romanzo Forse che sì forse che no (1910).



"La figlia di Jorio", edita con frontespizio di A. De Carolis uno dei più innovativi disegnatori del tempo che collaborò per molte delle opere di D'Annunzio contribuendo a caratterizzare in maniera visiva i suoi libri (aspetto questo su cui D'Annunzio te neva particolarmente) e stampato dal solito Treves, che fu l'edi tore di D'Annunzio, è una tragedia in tre atti, in versi sciolti. La vicenda si immagina "or è molt'anni" in terra d'Abruzzo. In casa di Lazaro di Roio si festeggiano le nozze del pastore Aligi con Vienda di Giave, quando sopraggiunge Mila di Codra, la putta- na dei campi figlia dello stregone Jorio, inseguita da una folla di mietitori "briachi di sole e di vino". Le donne incitano Aligi a scacciarla, ma Aligi, aiutato dalla sorella Ornella, la protegge perché ha visto piangere l'"Angelo muto" simbolo dell'innocenza. Preso da un mistico amore, il trasognato giovane lascia la casa e la sposa per andare a vivere con Mila, in castità, sulla cima della montagna. Vorrebbe andare a Roma a chiedere al papa l'annullamento delle nozze non consumate. Ma un giorno sale al loro rifugio Lazaro, il torvo padre di Aligi, che vuole possedere Mila con la forza. Il figlio si oppone, e lui lo fa legare e por tare via dai suoi contadini. Si getta poi brutalmente sulla don na. Aligi, liberato dall'ignara Ornella, riappare sulla soglia: sconvolto dalla scena che vede, uccide Lazaro. Il popolo condanna il parricida a morire affogato, chiuso in un sacco con un mastino. Ma Mila si accusa del delitto e giura di aver stregato l'amante inducendolo a credersi colpevole. Aligi la smentisce, ma poi, smemorato da un narcotico somministratogli, si lascia convincere e maledice la "strega". Tra gli urli e gli insulti della folla, Mila viene trascinata al rogo. Solo Ornella che "sa", perché "ha visto", ha pietà di lei e la chiama "sorella in Gesù".



Il titolo del romanzo "Forse che sì forse che no" riprende un motto più volte ripetuto all'interno del labirinto che decora il soffitto del Palazzo Ducale di Mantova. E' il segno dell'ambiguità che lega i protagonisti. Paolo Tarsis è un aviatore (siamo nel 1910 e essere aviatori era qualcosa di estremamente esotico e curioso), un tipo volitivo ma schiavo dell'amore sensuale di isa bella. Vana, sorella di Isabella, vergine scontrosa e ultrasensi bile, ama a sua volta Paolo appassionatamente. Tra Isabella e il fratello Aldo c'è una intesa segreta e esclusiva, che turba for temente Paolo. Vana, gelosa di Paolo come pure dei fratelli, de nuncia a Paolo un rapporto incestuoso tra Isabella e Aldo. Paolo nonostante l'orrore, non sa però staccarsi dall'amante. Vanna si uccide. L'improvvisa, terribile pazzia di Isabella restituisce Paolo a sé stesso e ai suoi compiti di aviatore.



Durante l'"esilio" francese scrisse tra l'altro, in un prezioso francese, il dramma Il martirio di san Sébastien (Le martyre de Saint Sébastien, 1911) musicato da Debussy. E il quarto libro delle "Laudi" ( Merope , 1912) che raccoglie anche le Canzoni delle gesta d'oltremare celebranti la conquista italica della Libia. Al mito del superuomo tende ora ad affiancarsi il mito della super nazione, chiamata dal 'destino' all'impero. Del 1916 è il romanzo La Leda senza cigno .



Durante la degenza per la ferita all'occhio, in guerra, scrisse Notturno (1921), opera in prosa che caratterizza un momento di ripiegamento su sé stesso e contiene alcune delle sue pagine migliori e vibranti. Nell'ultimo periodo della sua vita continuò a comporre opere, per lo più rievocative e autobiografiche: Il venturiero senza ventura (1924), Il compagno dagli occhi senza cigli (1928) ecc.



Tra le sue varie attività un certo posto occupa il suo interesse (pagato) per il cinema. Collaborò alle didascalie di "Cabiria" (1914) di Pastrone, di cui per ragioni di pubblicità si assunse la paternità. Non disdegnò altre collaborazioni, come quella a un film di propaganda come "Non è resurrezione senza morte" (1922) fortemente anti-serbo e che vide la collaborazione di alcuni esuli montenegrini (la regina italiana era montenegrina). Anche suo figlio Gabriellino D'Annunzio, si dedicò al cinema.



Roma eliminata, l'Olimpico fischia Luis Enrique

Finisce 1-1 all'Olimpico, ovvero Roma già fuori dall'Europa League mentre prosegue la corsa dello Slovan Bratislava. Sotto gli occhi del neo presidente Di Benedetto, al debutto all'Olimpico (presenti 45 mila spettatori), la Roma impiega 10 minuti per riequilibrare lo 0-1 dell'andata, grazie al tocco vincente di Perrotta, sul corner pennellato da Totti, che forma il trio d'attacco con Bojan e Caprari. Lo Slovan accusa il colpo e subisce, sino all'intervallo, i frequenti quanto sterili assalti della Roma, che non va oltre qualche tiro da fuori ( Simplicio e Caprari i più volitivi), pur creando una buona mole di gioco.



Danno il meglio di sè in avvio di ripresa i capitolini, a partire dal destro di Totti sventato da Putnocky, proseguendo con Caprari che mette appena a lato, sino al sinistro del 58' di Josè Angel che calcia a botta sicura ma oltre la traversa. Si rivelerà un errore pesante, quello dello spagnolo, così come Luis viene pesantemente fischiato, dall'Olimpico, quando toglie Totti, al 79', per Okaka. Il capitano va diretto negli spogliatoi senza salutare il mister, la mossa di Luis Enrique ha forse l'effetto di dare nuova linfa e coraggio allo Slovan.



E anticipa di 8 minuti il piattone vincente di Stepanovsky che punisce, al termine di una valida trama corale, una Roma fattasi cogliere tutta sbilanciata in avanti. Fischi per Luis Enrique anche a gara appena finita, come la stagione europea della sua nuova Roma. Il peggior debutto possibile all'Olimpico per lui e per la nuova proprietà americana.



Lazio sul velluto. E' stato poco più che una formalità il ritorno col Rabotnicki per la Lazio, che si presentava a Skopje forte del 6-0 dell'andata. I biancocelesti si sono imposti anche in Macedonia per 3-1, con doppietta di Rocchi e rete di Hernanes. La Lazio resta così l'unica formazione italiana a qualificarsi alla fase a gironi di Euriopa League, assieme all'Udinese "retrocessa" dalla Champions League.



Serie Bwin, Sampdoria-Padova 2-2

La serie Bwin inizia con un pareggio pirotecnico: a Marassi finisce 2-2 tra Sampdoria e Padova, di Bertani al 42’ e Palombo al 52’ le reti liguri, che si fanno riagguantare due volte dai veneti, a segno con Milanetto al 46’ e Schiavi al 67’.



SORTEGGI CHAMPIONS: NAPOLI SFORTUNATO CON BAYERN, CITY E VILLARREAL

Sorteggiati a Montecarlo i gironi della Champions League 2011/2012. Il Napoli è stato inserito nel Gruppo A con Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal.

Il Milan è stato inserito nel Gruppo H con i campioni d'Europa del Barcellona, i bielorussi del Bate Borisov e i cechi del Viktoria Plzen.

Può sorridere l'Inter inserita nel Gruppo B con Cska Mosca, Lille e Trabzonsport.

Questi gli accoppiamenti della fase a gironi della Champions League 2011/2012.

GRUPPO A Bayern Monaco Villarreal Manchester City Napoli

GRUPPO B Inter Cska Mosca Lille Trabzonsport

GRUPPO C Manchester United Benfica Basilea Otelul

GRUPPO D Real Madrid Olympique Lione Ajax Dinamo Zagabria

GRUPPO E Chelsea Valencia Bayer Leverkusen Genk

GRUPPO F Arsenal Olympique Marsiglia Olympiacos Borussia Dortmund

GRUPPO G Porto Shakhtar Donetsk Zenit San Pietroburgo Apoel

GRUPPO H Barcellona Milan Bate Borisov Viktoria Plzen

giovedì 25 agosto 2011

Sampdoria-Padova, arbitra Pinzani

E' Pinzani l'arbitro designato dalla federcalcio per dirigere l'anticipo della prima giornata del campionato di serie B Sampdoria-Padova in programma stasera alle ore 20.45. Lo rende noto la Figc con un comunicato. Assistenti dell'arbitro saranno Meli e Marrazzo, quarto uomo Pairetto.



Calcio: oggi Eto'o a Mosca

Arriva oggi a Mosca, e potrebbe gia' giocare sabato in trasferta contro il Rostov sul Don, Samuel Eto'o, acquistato per una cifra record dalla squadra daghestana dell'Anzhi dell'oligarca Suleiman Kerimov. Lo riferiscono il sito del club e il quotidiano Sport Express. Il camerunense giochera' con la maglia numero 99 e non con quella numero 9 che indossava all'Inter: all'Anzhi la veste gia' il brasiliano Diego Tardelli.



Champions League: Udinese-Arsenal 1-2

L'Udinese non riesce a ribaltare lo 0-1 dell'andata e deve cedere all'Arsenal l'ingresso nella fase a gironi della Champions League 2011/12. I friulani perdono in casa per 1-2. Le reti: al 39' del primo tempo Di Natale, al 10' del secondo tempo Van Persie, e al 24' del secondo tempo Walcott. Per il secondo anno di fila una squadra italiana esce nei preliminari della competizione europea piu' prestigiosa: nel 2010/11 la stessa sorte tocco' alla Sampdoria, eliminata dai tedeschi del Werder Brema.



domenica 21 agosto 2011

ESCLUSIVA - Chávez al Napoli, ecco tutti i dettagli dell'affare

Cristian Chávez diventerà a breve un nuovo giocatore del Napoli. Il club partenopeo pagherà interamente la clausola rescissoria dell'argentino: 1.300.000 dollari. Il San Lorenzo percepirà 650mila dollari, mentre l'altra metà sarà intascata dagli investitori. Il club argentino ha strappato una percentuale (6%) in caso di cessione futura del calciatore.



Grazie a questo trasferimento, è nata una collaborazione tra i due club: nel mese di settembre, il presidente del San Lorenzo Carlos Abdo viaggerà in Italia per firmare un accordo con il Napoli, che avrà la priorità per l'acquisto dei giovani talenti delle divisioni inferiori del San Lorenzo. Il Napoli, inoltre, investirà dei soldi nel Fideicomiso Azulgrana(iniziativa creata dal San Lorenzo per il risanamento finanziario del club) ricevendo in cambio un 7% annuale per l’investimento.









Nell'incontro si parlerà anche di una possibile doppia amichevole tra Napoli e San Lorenzo, una in Italia e l'altra a Buenos Aires.





sabato 20 agosto 2011

CALCIO: NAPOLI, RIPRESA A CASTEL VOLTURNO

Dopo l'amichevole al San Paolo, gli azzurri hanno ripreso la preparazione nel Centro Tecnico di Castelvolturno. Gli azzurri preparano il match con il Barcellona per il Trofeo Gamper di lunedì 22 agosto al Camp Nou. Ieri seduta atletica leggera di scarico e allenamento tecnico tattico. Oggi seduta pomeridiana.

venerdì 19 agosto 2011

EUROPA LEAGUE: GOLEADA LAZIO 6-0 AL RABOTNICKI. LA ROMA PERDE 1-0

Tutto facile per la Lazio nell'andata del preliminare di Europa League. I biancocelesti hanno battuto 6-0 i macedoni del Rabotnicki grazie alle reti di Hernanes, Mauri, Rocchi, Klose e alla doppietta di Cisse'. Comincia invece con una sconfitta la nuova era DiBenedetto: a Bratislava, nell'andata degli spareggi di Europa League, la Roma cede di misura allo Slovan, superata da un gol di Dobrotka nel finale. LAZIO-RABOTNICKI 6-0 Bene i nuovi, solo tribuna per Zarate la cui avventura laziale potrebbe essere arrivata al capolinea. Reja schiera il 4-2-3-1 con Brocchi e Ledesma davanti alla difesa e il trio Mauri-Hernanes-Cisse' alle spalle dell'unica punta Klose. L'avversario sulla carta oppone un 4-3-3 che in realta' e' un 4-5-1 molto difensivo, ma la prudenza non basta ai macedoni per tenere testa ad una Lazio ordinata e che si diverte a giocare. Cisse' ha voglia di farsi ammirare, Reja lo schiera sull'out sinistro e lui dimostra di poter far bene in quel ruolo. Gia' al 5' mette in mezzo un bel pallone per l'inserimento di Mauri, al 9' si accentra e va al tiro. Il protagonista e' il portiere Dimitrievski che vola sulle conclusioni di Ledesma e Cisse', ma nulla puo', al 20', sul piatto destro dal limite di Hernanes che finalizza al meglio lo scambio Ledesma-Mauri. Al 25' gol annullato a Mauri per un fuorigioco che non c'e', ma il capitano puo' esultare al 39' mettendo in rete di sinistro sul cross di Klose dalla destra. Nella ripresa ancora Lazio che, al 6', si porta sul 3-0 con Cisse'che di destro mette la palla sotto l'incrocio su assist di Klose. La posizione del francese, pero', era irregolare. Al 20' ancora Cisse', con un gran colpo di testa su cross di Matuzalem, firma il 4-0. Al 42' arriva il 5-0, lo firma Rocchi appena entrato, poi il 6-0 all'89': lo segna Klose che meritava la soddisfazione personale. Qualificazione ipotecata, gioco, sei gol e Cisse' nuovo idolo dei tifosi, per la Lazio una gran bella serata.

CALCIO NAPOLI: AG. GARGANO, A NAPOLI STA BENE E VUOLE RESTARE

Vincenzo D’Ippolito, agente di Walter Gargano, su Radio Marte: Ecco quanto evidenziato da Tutto Napoli: “Walter è lieto di restare. A Napoli sta bene, è cosa risaputa. Con Inler formerebbe una grande coppia di centrocampo. Credo che la Società abbia in canna altri due colpi di mercato a prescindere da Chavez. Ramirez? Non penso vestirà l’azzurro né tanto meno il viola giacchè Felipe ha rifiutato Bologna”.



Anche dalle pagine del Corriere dello Sport di stamattina il centrocampista uruguaiano spiega le sue verità riguardo le tante voci che si sono inseguite negli ultimi mesi riguardo una sua possibile partenza: "Non ho mai pensato di andare via da Napoli, ne tantomeno la so­cietà mi aveva informato di una possibilità del genere. Ho un contratto che scade nel 2015 ed intendo rispettar­lo. Napoli esistono delle persone che non mi vedono di buon occhio e che hanno detto di tutto sul mio conto pur di farmi andar via. Mazzarri? Con il mister sono andato sempre d'accordo. Si parla tanto di calcio tra di noi. Giocherei ovunque lui do­vesse chiedermi di giocare: a destra, a sinistra, al cen­tro. So che lo farebbe per il bene del Napoli ed io volen­tieri mi metterò a sua di­sposizione facendo di tutto per conquistarmi un posto da titolare. Non ho nessuna pretesa però".







CGF ASSOLVE MANFREDINI, NIENTE SCONTI PER DONI E ATALANTA

Prosciolto Manfredini (cancellata la squalifica di tre anni), soddisfatto il Benevento, per gli altri, Atalanta compresa, non c’e’ stato nulla da fare: la linea della mano pesante passa indenne. Questo il quadro generale uscito dalle sentenze della Corte di Giustizia Federale sul caso calcio scommesse. La Cgf ha quindi confermato le squalifiche, tra gli altri, di Signori (5 anni e radiazione) e Doni, 3 anni e 6 mesi. Carriera finita, almeno al momento, per l’attaccante bergamasco che ora potra’ sperare solo nel terzo grado, al Coni, davanti al Tnas, Tribunale Nazionale Arbitrato per lo Sport, percorso che, presumibilmente, seguiranno anche gli altri sanzionati. Con il proscioglimento del difensore Thomas Manfredini dall’accusa di violazione dell’articolo 7 per la gara Ascoli-Atalanta e che potra’ da subito tornare a giocare con i suoi compagni di squadra che si erano schierati a favore suo e di Doni, cade anche l’illecito e la responsabilita’ oggettiva della societa’ bergamasca, ma questo non e’ bastato al presidente Giancarlo Coraggio e ai componenti della Corte per ridurre i punti di penalizzazione del club nerazzurro che si e’ visto respingere il ricorso e confermare il -6. La spiegazione, che sara’ contenuta nelle motivazioni che usciranno non prima di venti giorni/un mese, potrebbe essere piu’ semplice del previsto. La Corte ha valutato un solo illecito, Atalanta-Piacenza con il coinvolgimento di Cristiano Doni, piu’ grave di quanto giudicato dalla Disciplinare, cosi’ come avvenne lo scorso anno in occasione della penalizzazione di sette punti del Ravenna per l’illecito nel match con il Lumezzane.

Parzialmente accolto il ricorso del Benevento che passa dal -9 al -6. "Siamo soddisfatti di quanto ottenuto e ci godiamo al momento questo risultato – ha detto l’avvocato Eduardo Chiacchio, legale del Benevento -. Soprattutto vedendo che il resto dei ricorsi sono stati respinti dalla Corte. Nei prossimi

giorni mi incontrero’ con il presidente Oreste Vigorito e decideremo se presentare ulteriore reclamo al Tribunale Nazionale Arbitrale per lo Sport". A sorridere, al termine di questo secondo passaggio davanti alla giustizia sportiva, anche l’ex presidente del Ravenna, Gianni Fabbri, prosciolto dalla sentenza che lo

vedeva squalificato per 5 anni, e lo Spezia, che si e’ visto togliere il punto di penalizzazione. Parzialmente accolti i ricorsi di Virtus Entella, Cus Chieti e Portoguaro (ammende ridotte per tutti). Ora gli avvocati difensori avranno 30 giorni

di tempo per presentare ricorso al Coni, Tnas o alta Corte di Giustizia per cercare di ottenere quanto non gli e’ stato riconosciuto dalla giustizia federale.

Alessandro Lugli



mercoledì 17 agosto 2011

PRELIMINARI CHAMPION'S LEAGUE: ARSENAL-UDINESE 1-0

PRELIMINARI CHAMPION'S LEAGUE: ARSENAL-UDINESE 1-0

Una buona Udinese ha perso 1-0 all'Emirates stadium di Londra contro l'Arsenal, ma per la squadra di Guidolin restano intatte le speranze di passare alla fase a gironi della Champions League nella gara di ritorno, tra una settimana, al Friuli di Udine.

I friulani hanno affrontato a viso aperto i più titolati avversari dell'Arsenal, da 15 anni ininterrottamente nella massima competizione europea e con Wenger mai fuori ai preliminari; senza mai dare l'impressione di subire il loro gioco. Priva di Sanchez, Inler e Zapata, l'Udinese, schierata con un prudente 4-1-4-1, ha subito il gol alla prima vera azione dell'Arsenal, ma poi è lentamente cresciuta vanificando però tante occasioni per pareggiare.

L'Arsenal visto in serata, comuqnuem, non è paragonabile alla squadra dello scorso anno, privo di Fabregas, Nasri e Van Persie, ma gli uomini di Wenger (squalificato nell'occasione) hanno una straordinaria esperienza in questa competizione.

In vantaggio, i Gunners non hanno dilagato perché l'Udinese ha arginato le fasce e ha giocato veramente bene. A viso aperto e senza paura, come aveva detto alla vigilia lo stesso Guidolin. Poi ci si è messa di mezzo anche la sfortuna, per la traversa e il palo di Di Natale, ma anche le occasioni sprecate da Armero, Asamoah, Pinzi e lo stesso Di Natale.

La partita si sviluppa in velocità, del possesso palla e della profondità preferiti dall'Arsenal. E al 4' i Gunners passano con Walcott che ribatte da pochi passi alle spalle di Handanovic su invito dalla destra di Ramsey. L'Udinese non riesce a prendere campo e subisce le azioni in velocità degli avversari che vanno vicini al raddoppio. Sono soprattutto i difensori esterni, Neuton e Ekstrand, ammoniti poi, a non accorciare su Walcott e Gervinho che seminano il terrore sulle fasce. Poi i friulani crescono: Asamoah spreca tutto dopo una fuga in solitario, mentre poco dopo trovano una bella traversa con Di Natale su punizione. L'Arsenal sviluppa gioco, ma l'Udinese nelle ripartenze è in grado di fare male. Sembra più convinta. Il tempo si chiude con ancora i friulani protagonisti: al 26' Armero fa 50 metri tutto solo ma poi sbaglia davanti a Szczesny, mentre il solito Di Natale colpisce il palo esterno in una conclusone dall'interno dell'area.

L'Udinese riparte pressando, cin l'Arsenal che per venti minuti appare quasi alle corde.

Di Natale ha la palla del pari, su servizio di Armero, ma raccoglie solo un angolo mentre Isla illude, però il pallone calciato accarezza solo il palo alla destra del portiere dell'Arsenal. Dopo la mezz'ora la partita scende d'intensità, l'Arsenal cerca il gol del 2 a 0, ma Handanovic non consente la doppietta a Walcott proprio al 90', lasciando ancora viva qualche speranza per il ritorno.

"Non avevamo niente da perdere. Giocato a viso aperto e senza paura. Questa partita ci dà la marcia in più per il ritorno per giocare alla morte in casa" ha poi detto ai microfoni di Sky Sport il centrocampista dell'Udinese Giampiero Pinzi.

"Il gol a inizio partita poteva essere un duro colpo - ha continuato - invece ci ha dato la spinta per la reazione e la consapevolezza di potercela giocare al ritorno. Nemmeno noi pensavamo che avremmo messo di difficoltà l'Arsenal".

Gli altri riulatti della serata: BATE Borisov-Sturm Graz 1-1, Copenhagen-Viktoria Plzen 1-3, Twente-Benfica 2-2, Lione-Rubin Kazan 3-1.

Alessandro Lugli

martedì 16 agosto 2011

Naked_e_Funny_-_11.08.2011.avi by alex lugli 2011

DE LAURENTIIS NON MOLLA PEPITO ROSSI E ARRIVA CHAVEZ, IL PUPILLO DEL POCHO LAVEZZI



(Il Mattino) Il Napoli ha appena sollevato il primo piccolo-grande trofeo della stagione nello stadio della città di Rafael Nadal, uno dei migliori tennisti al mondo. Ma nemmeno se avesse provato a emulare uno scatto sotto rete del fenomeno di Maiorca, Walter Mazzarri sarebbe riuscito a sfuggire alle continue domande su Giuseppe Rossi: «No, basta. Mi godo la mia squadra», ha spiegato a un tifoso che non si sa come era riuscito a infilarsi tra le transenne e il bus della squadra dello stadio. De Laurentiis tiene viva la fantasia, la gente azzurra ha bisogno di un sogno nel quale credere: «Rossi? Ci proverò ancora nei prossimi giorni», disse il presidente quando illustrò il progetto-Pepito. Il patron non era a Palma a gustarsi la buona prova delle seconde linee. Presente il ds Bigon e, se era lì nelle Isole Baleari, non poteva essere a Villa-real, dove la trattativa dovrebbe entrare nel vivo. Pastorello, il procuratore, si limita ancora a un vago «chissà, ma non certo ora», che vale abbastanza per non lasciare la porta nemmeno socchiusa per i quindici giorni che mancano alla chiusura del calciomercato. Il Napoli potrebbe provarci dopo la gara di ritorno di Champions tra Odense e Villarreal, e solo se il «submarino amarillo» uscisse dalla manifestazione. Ma in quel caso, comunque, Rossi non potrebbe giocare in Champions con il Napoli almeno fino agli ottavi. Fernando Roig, il plenipotenziario, appare categorico: Rossi ora non è più sul mercato. Lunedì prossimo, quando sarà a Barcellona, dove il Napoli affronterà i blaugrana nel Trofeo Gamper, De Laurentiis cercherà un contatto diretto col club spagnolo: parlandosi di persona, magari, qualcosa potrà smuoversi. Magari un’opzione o la semplice promessa di una telefonata in caso in cui Roig cambi idea sulla cessione dell’italo-americano. L’arrivo di Rossi non sarebbe comunque legato all’addio di Lavezzi. Proprio in questo weekend, al largo di Capri, il presidente e il Pocho si sarebbero incontrati, parlati e chiariti definitivamente. Messe alle spalle le incomprensioni degli ultimi tempi. L’argentino ha ribadito la sua voglia di Napoli, il patron la sua voglia di Lavezzi. Ed è stata anche l’occasione per l’argentino di raccontare la sua estate di passione, alle prese con alcuni problemi familiari. Successe più o meno così anche due estati fa, proprio quando la rottura sembrava insanabile: i due, in fondo, basta che si parlino perché le cose si aggiustino. E anche questa volta pare sia andata così. Il colpo di Ferragosto, comunque, il Napoli lo ha messo a segno: Cristian Manuel Chavez, secondo quanto riferisce la stampa argentina, attaccante del San Lorenzo (proprio l’ex squadra del Pocho) avrebbe firmato un contratto quadriennale e il trasferimento costerebbe al Napoli circa 3 milioni (nelle mani del San Lorenzo c’è il 50% del cartellino del giocatore, mentre l’altra metà è nelle mani di alcuni investitori che dovrebbero pagare al San Lorenzo la clausola rescissoria del contratto di 1,3mln di dollari). L’attaccante, 24 anni, dovrebbe restare in Argentina (lo scorso anno in Primera B con l’Atletico Tucaman) almeno fino a dicembre. Entro quella data Chavez diventerebbe comunitario e potrebbe vestire la maglia azzurra a gennaio: «Sapevo da tempo che c’era questa possibilità - ha raccontato Chavez - e ora si concretizza. Per me è un sogno giocare con Lavezzi, che è un mio idolo». Un’operazione in prospettiva.

lunedì 15 agosto 2011

Fabregas-Barcellona, è fatta



E' ufficiale il trasferimento di Cesc Fabregas dall'Arsenal al Barcellona. Lo ha annunciato il club inglese mentre i blaugrana sono impegnati al Bernabeu nella finale di andata di Supercoppa di Spagna contro il Real Madrid. "L'Arsenal annuncia oggi di aver raggiunto un accordo di principio con il Barcellona per il trasferimento di Cesc Fabregas in Spagna", afferma il club inglese sul proprio sito Internet, precisando che si conclude così, dopo otto anni, la stagione del centrocampista all'Arsenal, con un bilancio di 303 presenze e 57 gol. A 16 anni (ora ne ha 24), Fabregas è stato, per il club londinese, il più giovane giocatore e il più giovane marcatore in prima squadra. "Non volevamo che Cesc se ne andasse ed è ancora così. Tuttavia, comprendiamo il desiderio di Cesc di trasferirsi nel club della sua città ed abbiamo ora accettato un'offerta del Barcellona", ha detto l'allenatore dell'Arsenal, Arsene Wenger. "Ringraziamo Cesc per il suo contributo all'Arsenal e gli auguriamo successo in futuro", ha aggiunto il tecnico francese. L'Arsenal non precisa i termini dell'accordo, limitandosi a dire che il trasferimento è subordinato alle necessarie formalità burocratiche e all'accettazione da parte del giocatore delle condizioni offertegli. Secondo Marca online, l'accordo per il trasferimento di Fabregas dall'Arsenal al Barcellona dovrebbe essere ufficializzato domani. La notizia è stata parzialmente confermata stasera alla televisione pubblica Tve dal direttore tecnico del Barca Antoni Zubizarreta, che ha parlato di un "principio di accordo" intervenuto fra le due squadre. Stando a Marca, Fabregas potrebbe così partecipare per qualche minuto alla partita di ritorno della Supercoppa di Spagna, mercoledi sera al Camp Nou, fra il Barcellona e il Real Madrid. Il giocatore catalano, uscito dal vivaio blaugrana prima di essere ceduto al club londinese, dovrebbe sottoporsi già domani agli esami medici a Barcellona.



Masters 1000 Montreal, trionfa Djokovic

Novak Djokovic, numero 1 del mondo, ha vinto il Masters 1000 di Montreal battendo in finale lo statunitense Mardy Fish per 6-2 3-6 6-4. E' il nono trionfo del 2011 del serbo.



Quello di Montreal è il nono torneo stagionale messo in bacheca da Djokovic, ma soprattutto è il quinto Masters 1000 conquistato in stagione, un record assoluto.



MLB: risultati della notte

American League: Toronto-LA Angels 5-4 (10 inning), Baltimora-Detroit 8-5, Chi White Sox-Kansas City 6-2, Oakland-Texas 6-7, Seattle-Boston 5-3, Cleveland-Minnesota (rinviata), NY Yankees-Tampa Bay (rinviata).



National League: Cincinnati-San Diego 3-7, Florida-San Francisco 2-5, Milwaukee-Pittsburgh 2-1 (10 inning), LA Dodgers-Houston 7-0, Arizona-NY Mets 5-3, ST. Louis-Colorado 6-2, Philadelphia-Washington (rinviata), Atlanta-Chi Cubs 5-6 (featured game).



Udinese: Floro Flores non è a Londra

Floro Flores non è partito per Londra dove domani sera l'Udinese affronterà l'Arsenal per la gara di andata dei preliminari di Champions league. L'attaccante, reinserito nell'organico bianconero, non si è ristabilito da un malanno muscolare dei giorni scorsi e Guidolin ha preferito non rischiare. L'assenza di Floro Flores si è aggiunta a quella del difensore Domizzi, anch'egli appiedato per malanni fisici.

L'udinese è partita nella tarda mattinata per Londra da Ronchi dei Legionari (Gorizia). "Sarà una partita di sofferenza - ha riferito Pinzi - nel senso che ci sarà da correre e molto. Però siamo caricatissimi - ha aggiunto - perché queste sono partite che uno sogna da bambino".



Il Real imbriglia il Barça, la supercoppa si decide nel ritorno

Il Barcellona inizia il Clasico di andata della supercoppa spagnola 2011 con in panchina Xavi, evidentemente ancora acciaccato, Pedro, Piquè e Busquets, titolari Keita, Thiago Alcantara e soprattutto Alexis Sanchez, il Real schiera in avanti Benzema e Cristiano Ronaldo, Higuain è in panca con Kakà. Dopo due minuti un destro di Benzema viene deviato da Abidal. Ancora Benzema servito da Cristiano Ronaldo schiaccia di testa ma Victor Valdes smanaccia in angolo. Il Real è più vivo e al 13' passa in vantaggio: deliziosa palla di Benzema per Ozil che viene dimenticato da Keita e trafigge di destro Victor Valdes. Il Barça per più di 20 minuti è irriconoscibile anche perché la squadra di Mourinho aggredisce ma non concede nulla, ma al 36' un lampo di Villa riporta il punteggio in parità: servito da Messi, El Guaje dalla sinistra si inventa un destro "alla Del Piero" assolutamente imprendibile per Casillas. Al 43' le merengues potrebbero rimettere la testa avanti ma il destro di Benzema viene stoppato provvidenzialmente da Mascherano, un minuto più tardi Ozil serve Cristiano Ronaldo che manda alto il sinistro. Proprio allo scadere del primo tempo entra in scena Messi che approfitta di un pasticcio tra l'impresentabile Khedira e Pepe per involarsi verso Casillas e trafiggerlo di sinistro. Mourinho ha fatto giocare il Real come forse mai contro i blaugrana ma il primo tempo si chiude sul 2-1 per gli uomini di Guardiola. La ripresa inizia col Barcellona che sembra avere in pugno il match ma al 54' sugli sviluppi di un angolo battuto da Ozil Pepe tocca all'indietro per Xabi Alonso che di destro trova lo spiraglio giusto per infilare il 2-2. Subito dopo colpo di testa di Pepe che attraversa tutto lo specchio della porta senza che sia raccolto da alcun compagno. Al 58' Guardiola manda finalmente in campo Xavi al posto di Alcantara. Al 64' splendida punizione di Cristiano Ronaldo alta sull'incrocio dei pali davvero di un nulla, subito dopo ancora CR7 con un destro di controbalzo che Victor Valdes respinge. Ci prova anche Xabi Alonso da lontano, nessun problema per Victor Valdes che poi blocca anche un colpo di testa di Benzema solissimo davanti a lui. E' un tiro al bersaglio da parte del Real, al 68' ancora Cristiano Ronaldo manca di pochissimo il bersaglio con un destro rasoterra, poi ancora un sinistro da terra parato da Victor Valdes. I padroni di casa si calmano ma il Barcellona fa passare una decina di minuti prima di rendersi pericoloso con una punizione di Messi, peraltro piuttosto fuori misura. Non accade più nulla di rilevante, finisce 2-2 e tutto si deciderà nella gara di ritorno di mercoledì prossimo al Camp Nou.



Supercoppa spagnola d'andata, Real Madrid-Barcellona 2-2

Finisce 2-2 l'andata della supercoppa spagnola tra Real Madrid e Barcellona.



Mondiale U20: in semifinale Francia e Brasile, fuori la Spagna

Risultati degli altri incontri dei quarti di finale del Mondiale Under 20 disputati nella notte: Francia-Nigeria 3-2, Brasile-Spagna 4-2 dopo i calci di rigore (la sfida era terminata 2-2).



Amichevoli, Malmö-Milan 4-5 dopo i rigori

Milan batte Malmoe 5-4 (2-2) dopo i calci di rigore in una amichevole giocata a Malmoe, in Svezia. Malmoe (4-4-2): Melicharek (1' st Dahlin), Halsti (32' Vinzents, 1' st Senstrom), Jansson (32' st Fernandez), D. Anderson (1' st Helander), Hamad (1' st Ricardinho), Mehmeti (32' st Rexhepi, 1' st O.Nazari), Pekalski (32' st Mutavdzic), Aubynn (1' st A.Nazari), Durmaz (1' st Malm), Figueiredo (1' st Islamovic), D. Larsson (1' st Nilsson). All.: Norling. Milan (4-3-1-2): Amelia (1' st Abbiati), Antonini (1' st K.Boateng), Bonera, Ely (27' st Abate), Taiwo (27' st De Sciglio), Gattuso (1' st Oddo), Ambrosini, Emanuelson, Boateng (1' st Van Bommel), Ibrahimovic (16' Comi), Cassano. All.: Allegri. Arbitro Rasmussen (Sve) Reti: nel pt al 26' Cassano e al 36' Durmaz; nel st al 3' Malm e al 43' Kingsley Boateng. Calci d'angolo: 4-3 per il Milan Ammoniti: nessuno. Sequenza dei rigori: Ricardinho gol, Cassano gol, Fernandez gol, Emanuelson gol, Nilsson parato, Oddo gol. ** I GOL - 26' Emanuelson penetra in area di rigore e dal fondo serve una palombella per Cassano che, lasciato solo, da due passi infila di testa. - 36' Durmaz, raccoglie il pallone al limite dell'area, controlla e con un gran sinistro calcia sotto la traversa, dove Amelia non arriva. - 3' st errore di Ely che perde palla a centro campo favorendo il contropiede svedese perfezionato da Malm, freddo nel battere Abbiati. - 43' st grande assist di Cassano per Kingsley Boateng che sul filo del fuorigioco stacca e batte il portiere di testa.



domenica 14 agosto 2011

Dante Alighieri (1265-1321)

La vita di Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita politica fiorentina. Alla sua nascita, Firenze era in procinto di diventare la città più potente dell’Italia centrale. A partire dal 1250, un governo comunale composto da borghesi e artigiani aveva messo fine alla supremazia della nobiltà e due anni più tardi vennero coniati i primi fiorini d’oro che sarebbero diventati i “dollari” dell’Europa mercantile. Il conflitto tra guelfi, fedeli all’autorità temporale dei papi, e ghibellini, difensori del primato politico degli imperatori, divenne sempre più una guerra tra nobili e borghesi simile alle guerre di supremazia tra città vicine o rivali. Alla nascita di Dante, dopo la cacciata dei guelfi, la città era ormai da più di cinque anni nelle mani dei ghibellini. Nel 1266, Firenze ritornò nelle mani dei guelfi e i ghibellini vennero espulsi a loro volta. A questo punto, il partito dei guelfi, si divise in due fazioni: bianchi e neri.

Dante Alighieri nacque il 29 maggio 1265 a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà. Nel 1274, secondo la Vita Nuova, vide per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari) della quale si innamorò subito e perdutamente. Quando morì sua madre Gabriella, la «madre bella», Dante aveva circa dieci anni. A 17, nel 1283, quando anche suo padre Alighiero di Bellincione, commerciante, morì a sua volta, Dante divenne il capofamiglia.

Il giovane Alighieri seguì gli insegnamenti filosofici e teologici delle scuole francescana (Santa Croce) e domenicana (Santa Maria Novella). In questo periodo strinse amicizie e iniziò una corrispondenza con i giovani poeti che si facevano chiamare «stilnovisti». Nelle Rime si trova l'insieme dell'opera poetica di Dante, dagli anni della gioventù fiorentina, lungo in corso della sua carriera letteraria, che non risultano inseriti in alcun'altra opera. È nell’ambito di questo insieme che possiamo trovare le tracce del distacco consapevole che è seguito alla prima stesura del Inferno e del Purgatorio, che avrebbe condotto Dante verso false concezioni filosofiche, tentazioni della carne e piaceri volgari.



A 20 anni sposa Gemma Di Manetto Donati, appartenente a un ramo secondario di una grande famiglia nobile, dalla quale avrà quattro figli, Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.



Due anni dopo la morte di Beatrice, nel 1292, comincia a scrivere la Vita Nuova. Dante si consacra così molto presto completamente alla poesia studiando filosofia e teologia, in particolare Aristotele e San Tommaso.



Nelle Rime petrose (1296 circa), forse dedicate ad una madonne Petra, bella e insensibile, si nota come l'originalità di Dante Alighieri si concreti nella corrispondenza tra materia e rappresentazione. Alla violenza della passione e alla crudeltà dell'amata corrisponde uno stile realistico, pieno di rimandi brutali.



Rimarrà affascinato dalla lotta politica caratteristica di quel periodo e costruirà tutta la sua opera attorno alla figura dell’Imperatore, mito di un’impossibile unità. Nel 1293, tuttavia, in seguito a un decreto che escludeva i nobili dalla vita politica fiorentina, il giovane Dante dovette attenersi alla cura dei suoi interessi intellettuali.



Nel 1295 infine, un'ordinanza decretò che i nobili riottenessero i diritti civici, purché appartenessero a una corporazione. Dante si iscrisse a quella dei medici e dei farmacisti, che era la stessa dei bibliotecari, con la menzione di «poeta». Quando la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si fece più aspra, Dante si schierò col partito dei Bianchi che cercavano di difendere l’indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII Caetani, che fu Papa dal dicembre 1294 al 1303.



Nel 1300, Dante venne eletto tra i sei «Priori» — custodi del potere esecutivo, i più alti magistrati del governo che componeva la Signoria — che, per attenuare la faziosità della lotta politica, presero la difficile decisione di fare arrestare i più scalmanati tra i leader dei due schieramenti. Ma nel 1301, proprio mentre a Firenze arrivava Charles de Valois e il partito dei Neri, sostenuto dal papato, prendeva il sopravvento, Dante fu chiamato a Roma alla corte di Bonifacio VIII. Quando iniziarono i processi politici, accusato di corruzione, fu sospeso dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una pesante ammenda. Poiché non si abbassò, al pari dei suoi amici, a presentarsi davanti ai giudici, Dante fu condannato alla confisca dei beni e «al boia» se si fosse fatto trovare sul territorio del Comune di Firenze. Fu così costretto a lasciare Firenze con la coscienza di essere stato beffato da Bonifacio VIII, che l’aveva trattenuto a Roma mentre i Neri prendevano il potere a Firenze e che fu sempre suo feroce avversario, guadagnandosi un posto di rilievo nei gironi dell’Inferno della Divina Commedia.



A partire dal 1304, inizia per Dante il lungo esilio, nel corso del quale viene sempre accolto con favore: Verona, Lucca, forse anche Parigi… Dalla morte di Beatrice agli anni dell’esilio, si è dedicato allo studio della filosofia (per lui l’insieme delle scienze profane) e ha composto liriche d’amore dove lo stile della lode così come il ricordo di Beatrice sono assenti. Il centro del discorso non è più Beatrice ma «la donna gentile», descrizione allegorica della filosofia, che traccia l’itinerario interiore di Dante verso la saggezza. Redige il Convivio (1304-1307), il trattato incompiuto composto in lingua volgare che diventa una summa enciclopedica di sapere pratico. Quest’opera, è una sintesi di saggi, destinati a coloro che, a causa della loro formazione o della condizione sociale, non hanno direttamente accesso al sapere. Vagherà per città e Corti secondo le opportunità che gli si offriranno e non cesserà di approfondire la sua cultura attraverso le differenti esperienze che vive.



Nel 1306 intraprende la redazione della Divina Commedia alla quale lavorerà per tutta la vita. Quando inizia «a far parte per se stesso», rinunciando ai tentativi di rientrare con la forza a Firenze con i suoi amici, prende coscienza della propria solitudine e si stacca dalla realtà contemporanea che ritiene dominata da vizio, ingiustizia, corruzione e ineguaglianza. Nel 1308, in latino, compone un trattato sulla lingua e lo stile: il De vulgari eloquentia, nel quale passa in revisione i differenti dialetti della lingua italiana e proclama di non aver trovato «l’odorante pantera dei bestiari» del Medioevo che cercava, ivi compresi il fiorentino e le sue imperfezioni. Pensa di aver captato «l’insaziabile belva in quel volgare che in ogni città esala il suo odore e in nessuna trova la sua tana». Fonda la teoria di una lingua volgare che chiama «illustre», che non può essere uno dei dialetti locali italiani ma una lingua frutto del lavoro di pulizia portato avanti collettivamente dagli scrittori italiani. È il primo manifesto per la creazione di una lingua letteraria nazionale italiana.



Nel 1310, con l’arrivo in Italia di Enrico VII di Lussemburgo, Imperatore romano, Dante spera nella restaurazione del potere imperiale, il che gli permetterebbe di rientrare a Firenze, ma Enrico muore. Dante compone allora La Monarchia, scritto in latino, dove dichiara che la monarchia universale è essenziale alla felicità terrestre degli uomini e che il potere imperiale non deve essere sottomesso alla Chiesa. Dibatte anche sui rapporti tra Papato e Impero: al Papa il potere spirituale, all’Imperatore quello temporale. Verso il 1315, gli venne offerto di ritornare a Firenze ma a condizioni che il suo orgoglio ritenne troppo umilianti. Rifiutò con delle parole che rimangono una testimonianza della sua dignità umana: «Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un'altra che non deroghi all’onore e alla dignità di Dante, l’accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s’entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai. Né certo mancherà il pane».



Nel 1319, fu invitato a Ravenna da Guido Novello da Polenta, Signore della città che, due anni più tardi, lo inviò a Venezia come ambasciatore. Rientrando da questa ambasciata, Dante venne colpito da un attacco di malaria e morì a Ravenna a 56 anni nella notte tra il 23 e 24 settembre 1321, dove si trova la sua tomba.



Mexes scalpita: "Due o tre settimane ed esco dal tunnel"

Scalpita Philippe Mexes, che non vede l'ora di archiviare definitivamente il grave infortunio a un ginocchio rimediato in aprile e mettersi a disposizione del Milan. "So che non devo essere frettoloso per evitare ricadute, ma con lo staff medico stiamo lavorando per tornare il più presto possibile - ha spiegato a Milan Channel il francese, arrivato questa estate in rossonero dalla Roma -. Sto riprendendo la forma piano piano, ho provato a toccare il pallone, ma devo andare con calma. Quando poi andrà via il dolore sarò a disposizione del mister. Spero che accada il più presto possibile e penso che tra 2/3 settimane potrò vedere la fine del tunnel. Anche perché non ce la faccio più". Il suo rientro in campo si può ipotizzare a cavallo fra la fine di settembre e l'inizio di ottobre. Intanto, dopo quattro mesi Mexes ha provato a lavorare con il pallone. "E' stato bello, mi sentivo un po' frustrato, solo che poi so come sono fatto - ha sorriso -: quando entro in campo non mi controllo...". "Questo gruppe è vero e sincero, sono tutti dei grandi lavoratori che sul campo di allenamento danno sempre il 100% - ha raccontato il difensore francese -. Mathieu Flamini, il mio connazionale, è simpaticissimo, mi sta aiutando molto. Ma, ripeto, non vedo l'ora di stare con i miei compagni nello spogliatoio e sul campo". Nel frattempo, il Milan ha già conquistato il primo traguardo, la Supercoppa contro l'Inter. "La stagione è partita molto bene, era importante capire a che punto eravamo con la preparazione - ha spiegato Mexes -. Siamo in gran forma. Aver già vinto un titolo è molto gratificante, poi era un derby. Siamo sulla strada giusta".



Tri-Nations: Sudafrica-Australia 9-14

Giornata importante nel rugby in vista della preparazione agli imminenti Mondiali in Nuova Zelanda. Oltre al successo dell'Italia sul Giappone, significativa la vittoria del Galles sugli eterni rivali inglesi: al Millennium Stadium di Cardiff finisce 19-9 per i padroni di casa. Successo anche per la Francia che a Bordeaux ha superato l'Irlanda 19-12. Ma la partita forse più significativa è quella vinta dall'Australia, che al torneo Tri-Nations a Durban ha nuovamente sconfitto (14-9) gli Springboks sudafricani. Il 27 a Brisbane Australia e Nuova Zelanda, primi a pari punti in classifica, si sfideranno per vincere il torneo. Successo infine delle Figi sulle isole Tonga 27-12.



Mike Rodgers positivo a un controllo, rischia partecipazione ai Mondiali

L'ex campione statunitensedei 100 metri, Mike Rodgers, è risultato positivo al test antidoping, mettendo così a rischio la sua partecipazione ai campionati mondiali di atletica nei 100 metri e nella staffetta 4x100 che scattano il 27 agosto a Daegu, nella Corea del sud.

"Mike ha commesso un errore" ha riferito il suo agente Tony Campbell spiegando che "é andato in un club con alcuni amici in Italia e ha bevuto qualcosa di simile a un energy drink, non sapendo che la bevanda conteneva uno stimolante proibito".



MLB: risultati della notte

American League: Toronto-LA Angels 11-2, NY Yankees-Tampa Bay 9-2, Oakland-Texas 1-7, Baltimora-Detroit 5-6, Cleveland-Minnesota 3-1, Chi White Sox-Kansas City 5-4, Seattle-Boston 5-4.



National League: Milwaukee-Pittsburgh 1-0, Philadelphia-Washington 11-3, Atlanta-Chi Cubs 4-8, Cincinnati-San Diego 13-1, Florida-San Francisco 0-3, St. Louis-Colorado 1-6, Arizona-NY Mets 6-4 (featured game), LA Dodgers-Houston 6-1.



Moto2 Brno: Marquez ancora il più veloce nel warm up

Lo spagnolo Marc Marquez (Suter) a Brno è rimasto davanti al gruppo di Moto2 anche nella fase del warm up. L'ex iridato della classe 125 ha lasciato ancora alle sue spalle il leader della classifica Stefan Bradl, diviso dal portacolori del team CatalunyaCaixa Repsol da poco più di tre decimi. Dietro ai due si è presentato anche Alex De Angelis. Il sanmarinese ha fatto registrare un tempo poco più alto di quattro decimi, seguito da Aleix Espargaro e Bradley Smith. Settimo Andrea Iannone, nuovamente il primo degli italiani. Decimo invece l'altro azzurro Caludio Corti, mentre Simone Corsi ha chiuso con il 13° riferimento cronometrico.



All'Atalanta il triangolare con Chievo e Novara

L'Atalanta ha vinto il triangolare che metteva in palio il trofeo Banco Popolare, dimostrando di essere già in buona condizione in vista dell'inizio del campionato. I nerazzurri hanno prima battuto 1-0 il Novara nella prima sfida con un gol di testa di Capelli al 32'. Poi la squadra di Colantuono ha pareggiato 1-1 con il Chievo: vantaggio bergamasco firmato da Gabbiadini al 23' e pareggio di Pellissier al 28'. Non sono mancate le scintille, con un accenno di rissa nel finale e Colantuono addirittura espulso per proteste dall'arbitro Peruzzo. Nel terzo incontro il Novara ha invece liquidato 2-0 il Chievo con una doppietta di Morimoto: il giapponese ha segnato al 16' e al 20'.



Amichevoli, Maiorca-Napoli 0-1

Il Napoli vince l'amichevole contro il Maiorca grazie a un gol di Zuniga dopo 14' del primo tempo.



sabato 13 agosto 2011

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PERSONAGGI GIOVANNI PASCOLI





Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855. Da ragazzo fu nel collegio dei Padri Scolopi ad Urbino, quindi nei licei di Rimini e di Firenze. Nel 1867, il padre, mentre tornava a casa su un calessino trainato da una cavalla storna, rievocata in una poesia, fu ucciso. Non si seppe mai chi fosse l’assassino ed il delitto rimase perciò impunito. Poco dopo la morte del padre il Pascoli perse anche la madre e le due sorelle: e la famiglia, composta prevalentemente di ragazzi, cadde nella miseria e nel dolore. Il poeta poté giungere alla laurea, grazie ad una borsa di studio che gli permise di frequentare l’università di Bologna. Su questo fatto importante egli ha lasciato una commossa rievocazione nel racconto (quando adulto, molti anni dopo, il 9 febbraio 1896, Pascoli lo pubblicò su "Il Resto del Carlino", come benvenuto mentre Bologna festeggiava il Carducci per il suo il trigesimo quinto anniversario dell'insegnamento in quell' Univérsità):

"Ricordi di un vecchio scolaro". (vedi a fondo pagina il racconto)



Certamente le vicende tristissime della sua famiglia, a cui egli assistette da fanciullo, e poi le difficoltà economiche e gli ostacoli da superare, sempre solo, lasciarono un solco profondo nel suo animo ed influirono sul suo carattere e conseguentemente sulla sua poesia.



Da professore insegnò a Matera e quindi a Massa ed a Livorno, ma, avendo assunto atteggiamenti anarchici, fu trasferito a Messina. Ma non fu un ribelle, anzi, alla maniera decadente si chiuse nel suo dolore, si isolò in se stesso, solo con le sue memorie e con i suoi morti. La sua ribellione fu un senso di ripulsa e di avversione per una società in cui era possibile uccidere impunemente e nella quale si permetteva che una famiglia di ragazzi vivesse nella sofferenza e nella miseria.



Non c’è ribellione nella sua poesia, ma rassegnazione al male, una certa passività di fronte ad esso: vi domina una malinconia diffusa nella quale il poeta immerge tutto: uomini e cose. Egli accetta la realtà triste come è, e si sottomette al mistero che non riesce a spiegare. La sua poesia non ha una trama narrativa e non è neppure descrittiva: esprime soltanto degli stati d’animo, delle meditazioni. E' l’ascolto della sua anima e delle voci misteriose che gli giungono da lontano: dalla natura o dai morti.







LA VITA



1855 Nasce, quarto figlio, da Ruggero e da Caterina Allocatelli Vincenzi.

61–71 Studia nel collegio dei padri scolopi a Urbino.

1867 Il padre viene assassinato mentre torna a casa in calesse.

1868 Muore la madre

71–73 Frequenta il liceo a Rimini.

1873 Vince una borsa di studio – lo esamina Carducci – e si iscrive alla facoltà di lettere dell'Università di Bologna.



76-77 Anni di miseria perché ha perso la borsa di studio; trascura gli studi, frequenta l'anarchico Andrea Costa, si impegna in riunioni e attività politiche. Si iscrive all'Internazionale Socialista di Bologna



1879 Nel settembre viene arrestato per aver partecipato ad una dimostrazione di anarchici ma viene prosciolto in dicembre.



1882 Si laurea in greco e con l'interessamento di Carducci ottiene un posto al liceo di Matera.



1884 È trasferito al liceo di Massa, dove qualche anno dopo chiama a vivere presso di sé le sorelle Ida e Maria.



1891 Prima edizione di Myricæ .



1892 Vince la prima medaglia d'oro al concorso di poesia latina ad Amsterdam.



1895 Il matrimonio della sorella Ida lo sconvolge. Scrive alla sorella Maria da Roma, dove è "comandato" al Ministero della pubblica istruzione: "Questo è l'anno terribile, dell'anno terribile questo è il mese più terribile. Non sono sereno: sono disperato. Io amo disperatamente angosciosamente la mia famigliola che da tredici anni, virtualmente, mi sono fatta e che ora si disfà, per sempre. Io resto attaccato a voi, a voi due, a tutte e due: a volte sono preso da accesi furori d'ira, nel pensare che l'una freddamente se ne va strappandomi il cuore, se ne va lasciandomi mezzo morto in mezzo alla distruzione de' miei interessi, della mia gloria, del mio avvenire, di tutto!"



97-03 Insegna letteratura latina all'Università di Messina, dove vive, ma ritorna spesso a Castelvecchio, presso Barga, dove ha affittato una casa di campagna che nel 1902 compra col ricavato dalla vendita di cinque medaglie d'oro conquistate al concorso di Amsterdam.



1904 Pubblica i Poemi conviviali e l'edizione definitiva dei Primi poemetti.

1905 Succede a Carducci nella cattedra di letteratura italiana all'Università di Bologna.

1906 Pubblica Odi ed Inni.

1909 Pubblica i Nuovi poemetti e le Canzoni di Re Enzio.

1912 Muore di cancro a Castelvecchio il 6 aprile







OPERE PRINCIPALI

1891 - Myricae (la fondamentale raccolta di versi esce nella I edizione)

1897 - Poemetti

1898 - Minerva oscura (studi danteschi)

1903 - Canti di Castelvecchio (dedicati alla madre)

- Myricae (edizione definitiva accresciuta)

- Miei scritti di varia umanità (di essi fa parte « Il Fanciullino »)

1904 - Primi poemetti

- Poemi conviviali

1906 - Odi e Inni

1907 - Canti -di Castelvecchio (edizione definitiva)

- Pensieri e discorsi 1909 - Nuovi poemetti

- Poemi italici

1911/12 - Poemi del Risorgimento - La grande proletaria si è mossa.

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IL PENSIERO DI PASCOLI



Pascoli ebbe una concezione dolorosa della vita, sulla quale influirono due fatti principali: la tragedia familiare e la crisi di fine ottocento.



La tragedia familiare colpì il poeta quando il 10 agosto del 1867 gli fu ucciso il padre. Alla morte del padre seguirono quella della madre, della sorella maggiore, Margherita, e dei fratelli Luigi e Giacomo. Questi lutti lasciarono nel suo animo un'impressione profonda e gli ispirarono il mito del "nido" familiare da ricostruire, del quale fanno parte i vivi e idealmente i morti, legati ai vivi dai fili di una misteriosa presenza. In una società sconvolta dalla violenza e in una condizione umana di dolore e di angoscia esistenziale, la casa è il rifugio nel quale i dolori e le ansie si placano.



L'altro elemento che influenzò il pensiero di Pascoli, fu la crisi che si verificò verso la fine dell'Ottocento e travolse i suoi miti più celebrati, a cominciare dalla scienza liberatrice e dal mito del progresso. Pascoli, nonostante fosse un seguace delle dottrine positivistiche, non solo riconobbe l'impotenza della scienza nella risoluzione dei problemi umani e sociali, ma l'accusò anche di aver reso più infelice l'uomo, distruggendogli la fede in Dio e nell'immortalità dell'anima, che erano stati per secoli il suo conforto:



...tu sei fallita, o scienza: ed è bene: ma sii maledetta che hai rischiato di far fallire l'altra. La felicità tu non l'hai data e non la potevi dare: ebbene, se non hai distrutta, hai attenuata oscurata amareggiata quella che ci dava la fede...







Pertanto, perduta la fede nella forza liberatrice della scienza, Pascoli fa oggetto della sua mediazione proprio ciò che il positivismo aveva rifiutato di indagare, il mondo che sta al di là della realtà fenomenica, il mondo dell'ignoto e dell'infinito, il problema dell'angoscia dell'uomo, del significato e del fine della vita.



Egli però conclude che tutto il mistero nell'universo è che gli uomini sono creature fragili ed effimere, soggette al dolore e alla morte, vittime di un destino oscuro ed imperscrutabile. Pertanto esorta gli uomini a bandire, nei loro rapporti, l'egoismo, la violenza, la guerra, ad unirsi e ad amarsi come fratelli nell'ambito della famiglia, della nazione e dell'umanità. Soltanto con la solidarietà e la comprensione reciproca gli uomini possono vincere il male e il destino di dolore che incombe su di essi.



La condizione umana è rappresentata simbolicamente dal Pascoli nella poesia I due fanciulli, in cui si parla di due fratellini, che, dopo essersi picchiati, messi a letto dalla madre, nel buio che li avvolge, simbolo del mistero, dimenticano l'odio che li aveva divisi e aizzati l'uno contro l'altro, e si abbracciano trovando l'uno nell'altro un senso di conforto e di protezione, sicchè la madre, quando torna nella stanza, li vede dormire l'uno accanto all'altro e rincalza il letto con un sorriso.





OPERE PIÙ SIGNIFICATIVE



Pascoli usa ancora forme classiche come il sonetto, gli endecasillabi o le terzine, ma la sua poesia costituì la prima reale rottura con la tradizione. Al di là della sua apparente semplicità, è dalla poesia di Pascoli che genera buona parte della poesia del Novecento. Le numerose pause che generano spezzature all'interno del verso, oppure le frequenti rime sdrucciole che producono accelerazione; l'uso insistito delle onomatopeee, la presenza di parole ricavate dalla lingua dei contadini così come da quella dei colti, l'introduzione di temi fino ad allora rifiutati dai poeti importanti, tutto concorre a produrre una poesia che è rivoluzionaria nella sostanza e nelle intenzioni più che nella forma esteriore.



Il poeta è, per Pascoli, colui che è capace di ascoltare e dar voce alla sensibilità infantile che ognuno continua a portare dentro di sé pur diventando adulto. La poesia scopre nelle cose rapporti che non sono quelli logici della razionalità e attribuisce ad ogni cosa il suo nome. Essa, senza proporsi direttamente scopi umanitari e morali, porta ad abolire l'odio, a sentirsi tutti fratelli e a contentarsi di poco, come avviene nei fanciulli.







... io vorrei trasfondere in voi, nel modo rapido che si conviene alla poesia, qualche sentimento e pensiero mio non cattivo. [...] Vorrei che pensaste con me che il mistero, nella vita, è grande, e che il meglio che ci sia da fare, è quello di stare stretti più che si possa agli altri, cui il medesimo mistero affanna e spaura. E vorrei invitarvi ala campagna.

(dalla Prefazione ai Primi poemetti, 1897)







Myricæ (1891): è una raccolta di liriche di argomento semplice e modesto, come dice lo stesso Pascoli, ispiratosi per lo più a temi familiari e campestri. Il titolo è dato dal nome latino delle tamerici ("non omnes arbusta iuvant humilesque Myricæ": non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici), umili pianticelle che sono prese a simbolo di una poesia senza pretese, legata alle piccole cose quotidiane e agli affetti più intimi.



Il titolo è allusivo ad una poesia dimessa, diversa da quella del Carducci e anche da quella ardua e aristocratica di D’Annunzio. La prima edizione è del 1891. Insieme con i Canti di Castelvecchio sono opere che la critica ha definito "del Pascoli migliore", poeta dell’impressionismo e del frammento: "Son frulli di uccelli, stormire di cipressi, lontano cantare di campane&", scrisse il poeta nella Prefazione del 1894.



E' dunque una poesia fatta di piccole cose, inerenti per lo più alla vita della campagna, di quadretti rapidissimi, conclusi nel giro di pochi versi "impressionistici", dove le "cose" sono definite con esattezza, col loro nome proprio (per esempio prunalbo per biancospino). Vi compaiono anche poesie (Novembre, Arano) in cui le "cose" si caricano di una responsabilità simbolica e già si affaccia il tema dei morti (X Agosto), sottolineando una visione della vita che tende a corrodere i confini del reale –avvertito come paura e mistero- per una evasione nella fiaba e nel simbolo (Carrettiere, Orfano, L'assiuolo).



Nella raccolta, cresciuta nel tempo dalle 22 poesie della prima edizione alle 155 dell'ultima, tolti pochi componimenti rimasti a sé, le poesie si ordinano per temi, corrispondenti ai cicli annuali della vita in campagna. La raccolta si apre con Il giorno dei morti, il giorno in cui il poeta si reca al camposanto che "oggi ti vedo / tutto sempiterni / e crisantemi. A ogni croce roggia / pende come abbracciata una ghirlanda /donde gocciano lagrime di pioggia." In questa giornata "Sazio ogni morto, di memorie, riposa." Non tutti però. "Non i miei morti."



Tempora



Un bubbolìo lontano...



Rosseggia l'orizzonte,

come affocato, a mare:

nero di pece, a monte,

stracci di nubi chiare:

tra il nero un casolare:

un'ala di gabbiano.



Canti di Castelvecchio (1903): nella raccolta sono compresi e approfonditi i temi di Myricæ ma ha particolare incidenza il tema del nido familiare e delle memorie autobiografiche e compaiono parecchi componimenti di impianto narrativo; finito il vagabondaggio per la campagna di Myricæ se ne inizia uno nuovo: ma ora è un viaggio attorno al suo giardino, entro i cancelli e entro il suo orto.



Il senso del mistero, connesso al dolore della vita e all’angoscia della morte, si traduce ora in una sorta di allucinazioni, nel ricordo dei morti ("Mi son seduto in una panchetta / come una volta.../ quanti anni fa? / Ella, come una volta s’è stretta sulla panchetta", La tessitrice), ora nell’auscultazione di richiami impercettibili ("... mi chiamano le canapine / coi lunghi lor gemiti uguali", Le rane), ora nello sconfinamento dei ricordi -suggeriti ad esempio dal suono delle campane- ai limiti del preconscio: "Mi sembrano canti di culla / che fanno ch’io tori com’era / Sentivo mia madre... poi nulla... / sul far della sera" (La mia sera). Sono trasalimenti dell’animo e simboli che però lievitano frequentemente da notazioni realistiche, espresse attraverso un discorso addirittura narrativo: "E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso ai miei cari / Sono apparse in mezzo ai viburni / le farfalle crepuscolari" (Il gelsomino notturno). Si può dire che nei Canti sta il punto del massimo compenetrarsi tra i due aspetti della poesia pascoliana: il simbolo e la realtà.



La mia sera



Il giorno fu pieno di lampi;

ma ora verranno le stelle,

le tacite stelle. Nei campi

c'è un breve gre gre di ranelle.

Le tremule foglie dei pioppi

trascorre una gioia leggera.

Nel giorno, che lampi! che scoppi!

Che pace, la sera!Si



devono aprire le stelle

nel cielo sì tenero e vivo.

Là, presso le allegre ranelle,

singhiozza monotono un rivo.

Di tutto quel cupo tumulto,

di tutta quell'aspra bufera,

non resta che un dolce singulto

nell'umida sera.



È, quella infinita tempesta,

finita in un rivo canoro.

Dei fulmini fragili restano

cirri di porpora e d'oro.

O stanco dolore, riposa!

La nube del giorno più nera

fu quella che vedo più rosa

nell'ultima sera.



Che voli di rondini intorno!

che gridi nell'aria serena!

La fame del povero giorno

prolunga la garrula cena.

La parte, sì piccola, i nidi

nel giorno non l'ebbero intera.

Né io... e che voli, che gridi,

mia limpida sera!



Don... Don... E mi dicono, Dormi!

mi cantano, Dormi! sussurrano,

Dormi! bisbigliano, Dormi!

là, voci di tenebra azzurra...

Mi sembrano canti di culla,

che fanno ch'io torni com'era...

sentivo mia madre... poi nulla...

sul far della sera.



Poemetti (pubblicati nel 1897 e poi sdoppiati in Primi poemetti, 1904 e Nuovi poemetti, 1909): costituiscono una vera e propria epica rurale sul modello delle Georgiche virgiliane: cantano, in terzine dantesche, l’amore di Rosa per il cacciatore Rigo, la vita contadina, il lavoro dei campi (La sementa, La piada, L’accestire).



Italy affronta il tema dell’emigrazione (anch’esso riflesso di quello del nido) dove il contrasto campagna-città, infanzia-maturità, spogliato delle sue connotazioni autobiografiche, si oggettiva nel contrasto tra la vita patriarcale che si svolge nella campagna nativa e quella febbrile della metropoli americana, tutta tesa ai "bisini" ("business" gli affari) e al successo. Il contrasto si risolve sul piano linguistico in un audace sperimentalismo.



A queste composizioni si intrecciano altre percorse da un simbolismo insistito, e talvolta esplicito (Il libro); si accampa quella che è stata definita "una poesia astrale", aperta a "voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco" (La vertigine).







Il libro



Sopra il leggìo di quercia è nell'altana,

aperto, il libro. Quella quercia ancora

esercitata dalla tramontana

viveva nella sua selva sonora;

e quel libro era antico. Eccolo: aperto,

sembra che ascolti il tarlo che lavora.

E sembra ch'uno (donde mai? non, certo,

dal tremulo uscio, cui tentenna il vento

delle montagne e il vento del deserto,

sorti d'un tratto...) sia venuto, e lento

sfogli – se n'ode il crepitar leggiero –

le carte. E l'uomo non vedo io: lo sento,

invisibile, là, come il pensiero...







Poemi conviviali (1904): il loro titolo è tratto dalla rivista "Convivio" di Alfredo De Bosis, ma allude anche ai canti degli aedi ai conviti (Triste il convito senza canto). In endecasillabi sciolti, richiamano miti e figure del mondo classico, greco e romano (il mito dell’Ellade percorre come un filo rosso tutto l’Ottocento, da Foscolo a Leopardi, a Carducci, a D’Annunzio): ma la sensibilità decadente di Pascoli stravolge questi miti, fino a farne simboli della infelicità e del mistero, annullando -secondo un procedimento tipico che sottintende la fuga dalla realtà– i confini della storia, per assorbirla in una visione esistenziale: così Alessandro Magno, arrivato ai confini della terra, piange, perché non può più "guardare oltre, sognare" (Piange dall’occhio nero come morte / piange dall’occhio azzurro come il cielo, Alèxandros); così l’etera non è più la creatura splendente di bellezza e di vita della tradizione classica, ma è la donna affannata che, nell’Erebo, è circondata dalle larve dei figli non nati; e "l’odissea" di Ulisse conduce l’eroe non verso le fascinose plaghe del mito (Polifemo e le sirene sono illusorie costruzioni della fantasia), ma verso l’orrenda morte. Odi e Inni: contengono componimenti scritti a partire dal 1903. Pascoli qui assume il ruolo di poeta–vate e celebra gli eroi nazionali, le realizzazioni del lavoro e della tecnica, le grandi esplorazioni; Carmina: è la raccolta delle poesie latine di Pascoli pubblicate dalla sorella Maria; Il fanciullino; La grande proletaria (per la seconda vedi a fondo pagina)





LA POETICA



La poetica di Pascoli è espressa nella celebre prosa, Il fanciullino.

Questi ne sono i punti essenziali:



Vi è in tutti noi un fanciullo musico (il "sentimento poetico") che fa sentire il suo tinnulo campanello d’argento nell’età infantile, quando egli confonde la sua voce con la nostra – non nell’età adulta quando la lotta per la vita ci impedisce di ascoltarlo (l’età veramente poetica è dunque quella dell’infanzia).



Infatti, è tipico del fanciullo vedere tutto con meraviglia, tutto come per la prima volta; scoprire la poesia nelle cose, nelle più grandi come nelle più umili, nei particolari che svelano la loro essenza, il loro sorriso e le loro lacrime (la poesia la si scopre dunque, non la si inventa).



Il fanciullino è quello che alla luce sogna o sembra di sognare ricordando cose non vedute mai; è colui che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi alle nuvole, alle stelle, che scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose, che piange e ride senza perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alle nostra ragione (la poesia dunque ha carattere non razionale, ma intuitivo e alogico).



Il sentimento poetico, che è di tutti, fa sentire gli uomini fratelli, pronti a deporre gli odi e le guerre, a corrersi incontro e ad abbracciarsi, per questo la poesia ha in sé, proprio in quanto poesia una suprema utilità morale e sociale. Non deve proporselo però, in quanto la poesia deve essere "pura", non "applicata" a fini prefissati; il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non storico, non maestro.... La poesia ha una funzione consolatoria: fa pago il pastore della sua capanna, il borghesuccio del suo appartamentino ammobiliato. E per questo il poeta è per natura socialista, o come si avrebbe a dire umano.



ELEMENTI DELLO STILE



Il linguaggio: Pascoli usa un linguaggio poetico lirico, con echi e risonanze melodiche ottenute talvolta con ripetizioni di parole e di espressioni cantilenanti, arricchite di rapide note impressionistiche e di frasi spesso ridotte all’essenziale. In questo egli prelude ai poeti del novecento.



Il lessico: è nuovo, con mescolanze di parole dotte e comuni ma sempre preciso e scrupolosamente scientifico quando nomina uccelli (cince, pettirossi, fringuelli, assiuoli...) o piante (viburni o biancospini, timo, gelsomini, tamerici...).



Realtà e simbolismo: egli ricerca " nelle cose il loro sorriso", la loro anima, il loro significato nascosto e simbolico. Ecco perché la sua poesia è sempre ricca di allusioni e di analogie simboliche.



La sintassi: preferisce periodi semplici, composti di una sola frase, o strutture paratattiche con frasi accostate mediante virgole o congiunzioni.



Aspetto metrico e fonico: partendo dalla metrica classica e tradizionale vi innesta forme e metri nuovi, adatti ad esprimere timbri e toni nascosti, assonanze e allusioni. Cura in particolare la magia dei suoni, la trama sonora, gli effetti musicali di onomatopee espressive e di pause improvvise.



Accorgimenti stilistici: molto curate le scelte espressive. Per rendere le immagini più vive e sintetiche, Pascoli ama talvolta eliminare congiunzioni e verbi (ellissi) o fare accostamenti nuovi trasformando aggettivi e verbi in sostantivi (un nero di nubi... il cullare del mare...). Ne risulta uno stile impressionistico e nuovo.







Pascoli



«Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del maestro, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l' uno e l' altra. Egli, anzi, quando li trasmette, pur essendo in cospetto d'un pubblico, parla piuttosto tra sé, che a quello. Del pubblico, non pare che si accorga. Parla forte (ma non tanto!) più per udir meglio esso, che per farsi intendere da altrui. é, per usare immagini che sono presenti ora al mio spirito, è, sì, per quanto possa spiacere il dirlo, un ortolano; un ortolano, sì, o un giardiniere, che fa nascere e crescere fiori o cavolfiori. Sapete che cosa non è? Non è cuoco e non è fiorista, che i cavolfiori serva in bei piatti, con buoni intingoli, che i fiori intrecci in mazzetti o in ghirlandette. Egli non sa se non levare al cavolo qualche foglia marcia o bacata, e legare i fiori alla meglio, con un torchietto che strappa lì per lì a un salcio: come a dire, unisce i suoi pensieri con quel ritmo nativo, che è nell'anima del bimbo che poppa e del monello che ruzza.

Ora il poeta sarà invece un autore di provvidenze civili e sociali? Senza accorgersene, se mai. Si trova esso tra la folla; e vede passar le bandiere e sonar le trombe. Getta la sua parola, la quale tutti gli altri, appena esso l'ha pronunziata, sentono che è quella che avrebbero pronunziata loro. Si trova ancora tra la folla: vede buttare in istrada le masserizie di una famiglia povera. Ed esso dice la parola, che si trova subito piena delle lagrime di tutti.

Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta. Ma non è lui che sale su una sedia o su un tavolo, ad arringare. Egli non trascina, ma é trascinato; non persuade, ma è persuaso.»

[…]

«Bene! Dunque riassumo, come uomo serio che sono. La poesia, per ciò stesso che è poesia, senz'essere poesia morale, civile, patriottica, sociale, giova alla moralità, alla civiltà, alla patria, alla società. Il poeta non deve avere, non ha, altro fine (non dico di ricchezza, non di gloriola o di gloria) che quello di riconfondersi nella natura, donde uscì, lasciando in essa un accento, un raggio, un palpito nuovo, eterno, suo. I poeti hanno abbellito agli occhi, alla memoria, al pensiero degli uomini, la terra, il mare, il cielo, l' amore, il dolore, la virtù; e gli uomini non sanno il loro nome. Ché i nomi che essi dicono e vantano, sono, sempre o quasi sempre, d'epigoni, d'ingegnosi ripetitori, di ripulitori eleganti, quando non siano nomi senza soggetto. Quando fioriva la vera poesia; quella, voglio dire, che si trova, non si fa, si scopre, non s'inventa; si badava alla poesia e non si guardava al poeta; se era vecchio o giovane, bello o brutto, calvo o capelluto, grasso o magro: dove nato, come cresciuto, quando morto. Siffatte quisquilie intorno alla vita del poeta si cominciarono a narrare a studiare a indagare, quando il poeta stesso volle richiamare sopra sé l'attenzione e l'ammirazione che è dovuta soltanto alla poesia. E fu male. E il male ingrossa sempre più. I poeti dei nostri tempi sembrano cercare, invece delle gemme che ho detto, e trovare, quella vanità che è la loro persona. Non codesta quei primi. E tu, o fanciullo, vorresti fare quello che fecero quei primi, col compenso che quei primi n'ebbero; compenso che tu reputi grande, perché sebbene non nominati, i veri poeti vivono nelle cose le quali, per noi, fecero essi.

é così?



……………………………………………………………………..

Sì.»

(G. Pascoli, Il fanciullino, 1897)



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(a grande richiesta)

LA PICCOZZA

(Testo originale e integrale, novembre 1911)

(da Limpido Rivo, prose e poesie pubblicate dalla sorella Maria il 5 sett. 1912)







Ne LA PICCOZZA, iI poeta, con la brevità che s'addice alla poesia lirica, descrive la miseria, il pianto e l'abbandono tra cui comincia la sua via, che poi prosegue con coraggio e con ardore in mezzo alle più grandi difficoltà e ai più gravi pericoli. La via sale. Va per il monte. Solo, senza aiuto e senza guida, solo con la piccozza con la quale si scava man mano il passo nel ghiaccio. Ma non sale per discendere, ossia per avere plausi e onori. Egli vuole poi, se giunge in cima, restare e morire tra le aquile, augurandosi che dietro lui qualcun altro arrivi, e, guidato dalla rilucente piccozza che a lui sarà scivolata di mano, ma che sarà poco lontana, lo trovi tra l'alga rossa. L'alga rossa che si vede talvolta sugli alti monti e che fa parere la neve tutta insanguinata.





Da me !... Non quando m'avviai trepido

c'era una madre che nel mio zaino

ponesse due pani

per il solitario domani.



Per me non c'era bacio né lagrima,

né caro capo chino su l'omero

a lungo, né voce

pregante, né segno di croce.



Non c'eri ! E niuno vide che lacero

fuggivo gli occhi prossimi, subito,

o madre, accorato

che niuno m'avesse guardato.



Da me, da solo, solo e famelico,

per l'erta mossi rompendo ai triboli

i piedi e la mano,

piangendo, sì, forse, ma piano:



piangendo quando copriva il turbine

con il suo pianto grande il mio piccolo,

e quando il mio lutto

spariva nell'ombra del Tutto.



Ascesi senza mano che valida

mi sorreggesse, nè orme ch' abili

io nuovo seguissi

su l'orlo d' esanimi abissi.



Ascesi il monte senza lo strepito

delle compagne grida. Silenzio.

Ne' cupi sconforti

non voce, che voci di morti.



Da me, da solo, solo con l'anima,

con la piccozza d'acciar ceruleo,

su lento, su anelo,

su sempre; spezzandoti, o gelo!



E salgo ancora, da me, facendomi

da une la scala, tacito, assiduo;

nel gelo che spezzo,

scavandomi il fine ed il mezzo.



Salgo; e non salgo, no, per discendere,

per udir crosci di mani, simili

a ghiaia che frangano,

io, io, che sentii la valanga;



ma per restare là dov è ottimo restar,

sul puro limpido culmine,

o uomini; in alto,

pur umile: è il monte ch'è alto;



ma per restare solo con l' aquile,

ma per morire dove me placido

immerso nell'alga

vermiglia ritrovi chi salga:



e a me lo guidi, con baglior subito,

la mia piccozza d'acciar ceruleo,

che, al suolo a me scorsa,

riflette le stelle dell'Orsa.



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GIOVANNI PASCOLI



(di Enrico Galavotti www.homolaicus.com )



Nasce a San Mauro di Romagna nel 1855. Il padre, amministratore di una vasta tenuta agricola dei principi Torlonia, fu assassinato per essersi opposto al brigantaggio che allora era molto diffuso in Regione. Il Pascoli allora aveva 12 anni e si trovava a studiare nel collegio dei padri Scolopi a Urbino. Poco dopo gli moriranno anche la madre, una sorella e due fratelli. Questi lutti, soprattutto quello del padre, segnarono profondamente la sensibilità del giovane Pascoli.



Nonostante ciò egli poté proseguire gli studi al liceo di Rimini e poi dal '73, con una borsa di studio vinta dopo un esame sostenuto alla presenza del Carducci, poté iscriversi alla facoltà di Lettere dell'Università di Bologna. Qui si avvicinò agli ambienti del socialismo emergente, caratterizzato dall'anarchismo di Andrea Costa, e si iscrisse all'Internazionale socialista. Privato della borsa di studio per aver partecipato a una manifestazione contro il ministro dell'Istruzione allora in carica, vive in grande miseria e per ben 5 anni (1875-80) è costretto a interrompere gli studi. Nel '79 viene coinvolto nelle agitazioni che seguirono alla condanna a morte dell'anarchico che attentò alla vita del re Umberto I a Napoli: arrestato, per più di tre mesi resterà in carcere.



Il carcere fu un'esperienza che lo segnò, interiormente, in maniera decisiva. Decide di abbandonare l'attività politica e di laurearsi; con l'aiuto del Carducci ottiene la cattedra di latino e greco al liceo di Matera. Successivamente si trasferisce a Massa, ove si riunisce a due sorelle, di cui una resterà con lui tutta la vita; poi passa a Livorno, dove rimarrà 7 anni. Nel corso di questi anni, per aumentare il magro stipendio si dedica a vari incarichi intellettuali e a lezioni private.



Nel '91 (era ancora a Livorno) pubblica il suo primo volumetto di poesie, Myricae, che resta la sua opera più famosa (l'altra è Canti di Castelvecchio del 1903), mentre l'anno seguente vince il primo premio al concorso internazionale di poesia latina ad Amsterdam (lo vincerà per altre 12 volte!). La sua fama di latinista gli permette nel '95 di abbandonare l'insegnamento liceale per quello universitario. Diventa docente di latino e greco a Bologna, poi di latino a Messina fino al 1903. Nel 1906 ottiene la cattedra di letteratura italiana dell'ateneo bolognese, lasciata vacante dal Carducci. Muore nel 1912, per un cancro all'addome, a Bologna; viene sepolto a Castelvecchio di Barga (prov. di Lucca), paese in cui nel '95 si era comprato una casa.



IDEOLOGIA E POETICA



Pascoli si è formato fuori del Risorgimento, è cresciuto cioè in un periodo in cui alle contraddizioni della società borghese si stava cercando una soluzione nel socialismo emergente, che in Italia si presentava nella variante anarchica, mentre la grande borghesia, alleata con gli agrari del Sud, la cercava in un governo forte e reazionario.



Quando il Pascoli rinuncia alle idee del socialismo anarchico (politicamente impegnato), approda progressivamente alla convinzione che il mondo e la nuova società borghese sono dominati da forze negative troppo superiori per essere vinte. Al massimo -pensa il Pascoli- è possibile attenuare l'impatto di queste forze sugli uomini, mediante una sorta di socialismo umanistico e filantropico (nel senso che tutte le classi sociali devono trovare ai loro conflitti una relativa conciliazione, nella consapevolezza di sentirsi reciprocamente indispensabili), e mediante una sorta di patriottismo-nazionalistico, per il quale le classi oppresse hanno il diritto a un'espansione coloniale verso l'Africa e di conquistare le terre irredente del nord-Italia, al fine di dimostrare le loro grandi capacità lavorative e civilizzatrici: in tal modo il Pascoli sperava di attenuare le forti tensioni sociali che erano scoppiate in tutta la nazione. Il suo discorso La grande proletaria, pronunciato nel 1911, al tempo dell'impresa libica, destò grandi entusiasmi nella stampa e nei teatri.



Il Pascoli eredita chiaramente la fine delle illusioni del secondo Ottocento nelle capacità della scienza-tecnica-industrializzazione di superare il dolore, la sofferenza, le contraddizioni degli uomini. Tutte queste cose non hanno tolto ma hanno anche creato nuovi dolori (la scienza -per il Pascoli- è solo servita a togliere le illusioni della religione). Il male, per lui, non è generato dalla natura (che anzi è "madre dolcissima") ma dall'uomo sociale (ritenuto assai diverso dall'uomo primitivo, "buono per natura").



Unico rimedio al male consiste nel fuggire tutto ciò che è prodotto di civiltà, rifugiandosi nel puro sentimento, nella solitudine, in un contatto più stretto con la natura, vista esteticamente ma anche come fonte di consolazione, come luogo simbolico in cui poter rievocare un passato, un'innocenza perduta definitivamente.



La natura è anche un luogo in cui si può meditare sul problema del dolore, della morte, della sofferenza degli uomini in maniera distaccata, cioè senza cercare nel conflitto delle classi una soluzione alle contraddizioni sociali. La meditazione sul dolore e sul mistero di una vita che ci fa nascere felici e ci fa diventare infelici, deve portare l'uomo ad avere pietà del suo simile. Il dolore infatti ha qualcosa di sacro e di necessario e per renderlo più sopportabile occorre la fraternità universale. Quella del Pascoli viene chiamata "poetica decadentistica della consolazione".



Egli però definì la propria poetica con l'espressione "poetica del fanciullino". Il poeta cioè è un fanciullo che sogna e vede cose che gli altri non vedono né possono vedere, essendo abituati ai nessi logici, razionali delle cose. Il "fanciullino" privilegia l'intuizione alla ragione, il sogno al vero, l'invenzione alla riproduzione, l'arbitrarietà della parola alla normalità comunicativa (grandissimo, in questo senso, fu il contributo stilistico del Pascoli).



Pascoli nascosto



In certi manuali di storia della letteratura, generalmente, trattando il Pascoli, si considera il suo periodo giovanile (quello politicamente impegnato in direzione del socialismo anarchico) con sfumature diverse ma di contenuto analogo: sprezzante, sarcastica, ironica, paternalistica, patetica... E si usano espressioni così superficiali e vergognose che, volendo, potremmo tradurle nel modo seguente: "non avrebbe dovuto", "era un povero illuso", "era giovane", "era spiantato", e via dicendo. Il che, in sostanza, lascia ben capire come l'autore del manuale intenda l'impegno politico rivoluzionario.



Ciò fa sì che di quel periodo lo studente non venga a sapere praticamente nulla. Il silenzio (ma sarebbe meglio dire la "censura") viene giustificata col dire che il vero "poeta", il vero "artista" è maturato soltanto molti anni dopo, allorché comprese la vanità dei suoi ideali giovanili.



Subito dopo, la censura viene ulteriormente rafforzata presentando, del poeta, solo quei testi che unanimemente (cioè anche da parte di molti altri manuali di letteratura), vengono considerati più significativi: e qui la scelta cade ovviamente su quelli che hanno un pregio estetico o stilistico rilevante, oppure su quelli che confermano la necessità del superamento delle istanze giovanili.



Alla fine, dopo aver ridotto il poeta a un fallito come "politico", a uno che praticamente era sopravvissuto a se stesso, cioè dopo aver rigorosamente circoscritto la sua originalità a pochissimi testi poetici, si conclude, non senza compiacimento, ch'egli era un decadente, cioè uno che né dal punto di vista "borghese" né da quello "anti-borghese" aveva qualcosa da dire.



Si badi: i manuali di letteratura italiana non plaudono esplicitamente alla cultura borghese -meno che mai quelli orientati a sinistra-; tuttavia, ogniqualvolta essi delimitano l'opposizione alla società capitalistica nel ristretto ambito della mera coscienza interiore, psicologica, il limite della loro ideologia piccolo-borghese si evidenzia subito.



Naturalmente, per non apparire troppo sbrigativi, tali manuali riconoscono al Pascoli dei meriti a livello linguistico, metrico, formale, ecc., ma sul piano del contenuto ideale il giudizio resta negativo: il Pascoli che aveva cercato di superare (si precisa: "ingenuamente") le contraddizioni del capitalismo e che poi si era accorto (si precisa: "realisticamente") che quelle contraddizioni non potevano essere superate, va considerato, più o meno con disprezzo, un decadente.



Detto altrimenti: il suo decadentismo è il frutto di una posizione sbagliata assunta in gioventù. Egli s'era per così dire "intestardito" a seguire una via che non aveva sbocchi. Non che per questo egli dovesse allinearsi subito alle esigenze della borghesia (come quando appoggiò nella maturità il colonialismo in Africa). Sarebbe stato sufficiente ch'egli avesse contestato la società borghese sul piano morale, non politico: in tal modo, anche se alla classe borghese del suo tempo egli non sarebbe apparso un "vincente", gli odierni critici letterari borghesi forse non l'avrebbero messo tra i decadenti. Il decadentismo, insomma, non viene colto come l'esito di un dramma personale del poeta, ma come una sorta di punizione per aver preteso cose ingiustificate.



In questi manuali, per concludere, non si vuole assolutamente ammettere l'eventualità che un individuo si "rifugi" nella letteratura allo scopo di superare le proprie tensioni accumulate in sede politica. La letteratura italiana -così come viene trattata nella maggior parte dei manuali- deve restare separata dalla politica: laddove esiste un nesso, una qualche relazione, il riferimento alla politica deve restare molto indiretto, molto nascosto, altrimenti la letteratura diventa "mediocre". Il giovane Pascoli, dunque, non solo era un illuso sul piano politico, ma aveva anche perso del tempo prezioso per le esigenze della "vera" letteratura.



Enrico Galavotti www.homolaicus.com



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Ricordi di un vecchio scolaro



(Testo integrale e letterale tratto da Limpido Rivo, prose e poesie pubblicate dalla sorella Maria il 5 sett. 1912)





Nota riportata dalla sorella Maria nello stesso volume:



"Questo scrittarello fu stampato nel giornale bolognese " Il Resto del Carlino, la domenica 9 febbraio 1896, nel qual giorno si celebrava in Bologna solennemente il trigesimo quinto anniversario dell'insegnamento di Giosué Carducci in quell' Univérsità. Il maestro vedendo quella mattina il vecchio scolaro, dopo la festa ineffabilmente soave e grande, gli disse: "Ho letto il tuo scritto: m'ha fatto piangere: tutto vero! tutto vero!".



Lo "scrittarello": RICORDI DI UN VECCHIO SCOLARO



" Il vecchio scolaro era allora un povero ragazzo smilzo e scialbo. Veniva dalla Romagna, da una casuccia dove una famiglia di ragazzi; di ragazzi e bambine soli soli, fatti orfani da un delitto tuttora impunito, e poi abbandonati e lasciati soffrire soli soli (era indifferenza della gente? era viltà?); una famiglia che aveva per capo il ragazzo più grande, sedicenne appena quando ebbe tutta la nidiata da imboccare; faceva economia.

Il ragazzo più grande (ora non vede e non sente più nulla, di là dove da un pezzo dimora, tra Savignano e San Mauro, a mezza strada, (Nota del Pascoli: A mezza strada tra San Mauro di Romagna é Savignano è il camposanto comune delle due terre. Quel fratello maggiore, di grande ingegno, di grandissimo cuore e di nessuna fortuna, si chiamava Giacomo é morì il 12 maggio del 1876. Infelice! Lasciò due bimbi ché morirono anche loro).



Non c'è più di lui ché la benedetta memoria! il ragazzo che faceva da babbo, credeva di scorgere in uno dei suoi figliuoli fratelli una certa disposizione alle lettere. Poi, in quell'anno, era bandito per la prima volta il concorso a sei sussidi per chi studiasse lettere nell'università di Bologna. Era una liberalità di questo Comune, di questa nobile città, liberalità vera e larga in quanto ammetteva al concorso tutti gli italiani, non i bolognesi soli: sicchè anche dall'umile villaggio della Romagna, dove era quella casuccia nella quale faceva economia quella famigliuola tutta di ragazzi e di bambine, il ragazzo più grande udì il buon invito fornì il suo minore (il vecchio scolaro: oh! dolcezza amara di ricordi !) di poche lire, troppe per chi le dava, un po' pochine per chi le riceveva; lo imbarcò solo soletto in una terza classe del treno e gli disse: Tuo babbo ti aiuti! Era il giorno avanti il primo esame. La mattina dopo, il povero ragazzo smilzo e scialbo si trovava tra una ventina d'altri ragazzi, venuti da tutte le parti d'Italia, o sorridenti o rumorosi, aspettando... Aspettando chi? Carducci. Egli doveva venire a dettare il tema d'italiano. Proprio Carducci? Carducci in persona.



Oh ! il povero ragazzo aspettava con forse il maggior palpito. Egli non aveva nel suo ingegno e nei suoi studi la fede che aveva il suo fratello maggiore; egli prevedeva, ahimè ! di doversene tornare a casa, di lì a pochi giorni, come era venuto... cioè non come era venuto, ma senza quelle lire, o troppe o troppo poche; e trovare più freddo il freddo focolare quando si fosse spenta quell'ultima speranza. Ma non per questo palpitava, allora, il ragazzo, egli palpitava per l'aspettazione di colui che doveva apparire tra pochi minuti.



Nel collegio, donde era uscito anni prima (un ottimo collegio di scolopi), egli aveva sentito parlare di Carducci; come, si può immaginare: aveva cantato Satana! (Nota del Pascoli: Satana nell'inno del Carducci rappresenta il progresso, che si avanza sempre vincendo qualche pregiudizio che lo inimica; non il principio del male. Cambiando il nome di quello a cui è diretto, l'inno non avrebbe nulla di satanico).



Un bel giorno però uno degli scolopi, il professore d'italiano, ingegno elegante e ardito, anima e fiera e gentile, il Padre Donati (Nota del Pascoli: Padre Donati: era stato ed era tuttavia amico del Carducci, come del Néncioni e del Targioni Tozzetti; insomma di quelli che da sè si chiamavano "amici pedanti". Nei loro conversari era detto "Cecco frate". Era efficacissimo maestro, e puro e nervoso scrittore; un cinquecentista sperso nel secolo nostro) nella sua cella gli mostrò un ritratto : un ritratto di giovane avventuriere, cospiratore, soldato o che so io; una testa pugnace, audace di ribelle indomabile. Il ragazzo pensò forse a un prigione di Aspromonte, a un caduto di Mentana. " Questo ...disse il frate, " è il poeta più classico e più novatore, lo scrittore più antico e più moderno che abbia l'Italia, è il Carducci. Al frate lucevano gli occhi azzurrissimi, e al ragazzo si cominciò a colorir l'anima di non so qual colore nuovo. Ricordò; e lesse poi quel che potè: ben poco; pure assai perchè nel momento che ho detto, egli palpitasse come forse non altri.



A un tratto un gran fremito, un gran bisbiglio: poi, silenzio. Egli era in mezzo alla sala, passeggiando irrequieto, quasi impaziente. Si volgeva qua e là a scatti, fissando or su questo or su quello, per un attimo, un piccolo raggio ardente de' suoi occhi mobilissimi.

"L'opera di Alessandro Manzoni" dettò. Poi aggiunse con parole rapide, staccate, punteggiate: "Ordine, chiarezza, semplicità i Non mi facciano un trattato d'estetica". Una pausa di tre secondi; e concluse: "Già non saprebbero fare". Sorrise a questo punto? Chi lo sa? S'indugiò ancora un poco e uscì.



Oh ! il povero ragazzo stette più d' un' ora senza nemmeno provarsi a intingere la penna! Il suo vicino, un bel fanciullone piemontese, con una sua grossa e buona testa dondolante, gli domandò con gentile atto di pietà Non scrive? L'altro si svegliò dal suo torpore e cominciò a scrivucchiare. Che cosa, Dio mio? O piccolo padre lontano ! o dolci bambine preganti a quell'ora per lui ! È fatta: nella testa non c'è nulla di buono; nel calamaio, qualche paroletta a quando a quando. E questa ragnata tessitura di grame parole l'avrà a leggere lui? Avanti avanti ! come spinto a furia, per le spalle, inertemente !



E qualche giorno dopo ci fu l'esame orale. E il giovinetto romagnolo entrò avanti il consesso giudicante, come se vi fosse travolto da una ventata; e rivide lui e si sentì interrogare. Ma egli qualche cosa doveva aver letto nel viso smunto e pallido del ragazzo: leggeva forse il pensiero che appariva tra uno sforzo e un altro per rispondere; pensiero d'assenti, pensiero di solo al mondo, pensiero d'un dolore e d'una desolazione che al maestro non potevano essere fatti noti se non dagli occhi del ragazzo, che pregava forse con essi più che non rispondesse con la bocca; dagli occhi di lui soli, perchè nessuno aveva parlato o pregato per lui : certo il Maestro interrogava con non so qual pietà e ascoltava le risposte impacciate con una specie di rassegnazione cortese, accomodandole e spiegandole e giustificandole.



Passò questo doloroso quarto d'ora; passarono gli altri. Il ragazzo fu richiamato a dare qualche schiarimento sul suo attestato di licenza, sentì o credè sentire che il Carducci, proprio il Carducci, ampliava e chiariva le sue spiegazioni, comunicandole agli altri professori.

Questo lo sollevò un poco; ma ogni barlume di speranza era spento quando due o tre giorni dopo aspettava nell'università la sentenza che doveva essere Iì per li fatta pubblica dagli esaminatori. Egli si vergognava al pensiero che altri credesse che egli sperasse ancora e fosse lì per un' ultima pertinace illusione. No no: egli era ben certo di non essere de' sei primi: tutto al più sarebbe giudicato degno dell'ammissione (Nota del Pascoli: A quei tempi la legge era così, la licenza liceale non bastava, come basta ora, per entrare nell'università. Ci voleva un altro esame)

Ma per lui era lo stesso che esserne giudicato indegno: perchè senza il sussidio doveva tornarsene a casa e lasciarsi... vivere o morire? O vivere o morire, era lo stesso per lui. E dei buoni giovani gli facevano coraggio: Sono sei posti... Chi sa? Basta: a uno squillo di campanello tutti entrarono. Gli esaminatori erano tutti lì: la fiera testa del poeta si volgeva da parte, come indifferente.



Gandino, il severo e sereno Gandino, con quel volto che sembra preso a una medaglia romana, scandendo le parole con la sua voce armoniosa, ammonì: "Leggerò i nomi dei candidati secondo l'ordine di merito: i primi sei s'intende che hanno conseguito il sussidio comunale". Pausa.



Al ragazzo romagnolo batteva il cuore; ma solo, per così dire, in anticipazione del palpito che lo avrebbe scosso in quel momento che era per separare il quinto nome dal sesto. Sonò il primo nome nel silenzio della sala... Era il suo. In quell'attimo egli, il povero ragazzo, vide lampeggiare un sorriso. Si: la testa del poeta si era illuminata d'un sorriso subito spento.



Oh ! il povero ragazzo è diventato un vecchio scolaro e potrà divenire un vecchio, senz'altro: si è trovato ad altre traversie, ha provato altre gioie, sebbene rare, ad altre si troverà, altre ne proverà, come vorrà il suo destino; ma non ha dimenticato e non dimenticherà mai quel sorriso! Egli senti poi il Carducci risuscitare e rievocare dalla cattedra le morte età e le anime svanite: lo sentì migliorare (pare e non è esagerazione) con una frase, con una parola, con un gesto i grandi poeti; lo vide, nel suo studio, preparare, con movenze di leone, le saette lucide e mortali per ferire questo e quel nemico, non di lui ma dell'idealità sua; lo vide tra le coppe misurate improvvisare, con giovani amici ammiranti, piccoli stornelli, fiori di grazia; ascoltò dalle sue labbra, nella religiosa ombra della scuola, la prima ode barbara; ascoltò dalle sue labbra, anzi dalla sua anima, di sul manoscritto, il Canto dell'Amore...



Ella è un'altra Madonna, ella è un'idea

Fulgente dl giustizia e di pietà.

Io benedico chi per lei cadea,

Io benedico chi per lei vivrà:



lo sentì piangere recitando



Di cima a'I poggio allor, da 'I cimitero,

Giù de' cipressi per la verde via,

Alta, solenne, vestita di nero

Parvemi riveder nonna Lucia,...



lo sentì tra cento bandiere, avanti tutto un popolo, cui egli impose di non applaudire e che non potè ubbidirgli sino all'ultimo, parlare di Garibaldi morto, in un modo... con una voce... con una eloquenza... che mai Garibaldi non fu tanto vivo, quando allora, nelle anime nostre: tante cose sentì da lui e di lui vide, belle, nobili, alte, mirabili, gloriose, ora d'una semplicità di fanciullo, ora d'una grandezza di eroe, tante, tante! Ma in questo giorno della sua festa solenne, nella quale il maestro riceve un'attestazione di riverenza e di amore e di gratitudine dalla sua patria e da tutto il mondo civile, il suo vecchio scolaro non ha trovato ricordo più soave da evocare, che questo, di quel sorriso ! di quel sorriso che si compiaceva d'un dolore che egli leniva, d'una vita che egli conservava.



Poichè il poeta, il maestro, tutti sanno che è grande; ma soli quelli che gli vissero e vivono da presso, soli specialmente i suoi vecchi e giovani scolari, sanno che egli è anche più buono che grande".

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X AGOSTO



( Nota della sorella: X AGOSTO. La notte di San Lorenzo, è la notte delle stelle cadenti. E ognuno può farne esperimento come ne ho fatto io. Guizzano in un attimo e dileguano. Il fatto che proprio nella sera di San Lorenzo alcuni uomini iniqui tolsero la vita, senza nemmeno un'ombra di causa che potesse spiegare tanta crudeltà, al nostro padre che lasciava otto figli, suggerisce al poeta l' immagine che il cielo pianga le sue stelle su questa terra buia e malvagia".



San Lorenzo, io lo so perchè tanto

di stelle per l'aria tranquilla

arde e cade, perchè sì gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.



Ritornava una rondine al tetto:

l'uccisero: cadde tra spini

ella aveva nel becco un insetto:

la cena de' suoi rondinini.



Ora è là, come in croce, che tende

quel verme a quel cielo lontano;

e il suo nido è nell'ombra, che attende,

che pigola sempre più piano.



Anche un uomo tornava al suo nido

l'uccisero: disse: Perdono;

e restò negli aperti occhi un grido:

portava due bambole in dono...



Ora là, nella casa romita,

lo aspettano, aspettano invano:

egli immobile, attonito, addita

le bambole al cielo lontano.



E tu, Cielo, dall'alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,

oh! d'un pianto di stelle lo inondi

quest'atomo opaco del Male!



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