venerdì 9 ottobre 2009

Buffon sfida il Trap

FIRENZE - Contro l'Irlanda della volpe Trapattoni, l'Italia capitanata da Gigi Buffon "non può firmare per il pari". Sa già di sfida d'antan la partita di sabato a Dublino nella quale gli antichi allievi azzurri si preparano a incrociare di nuovo la strada - e questa volta in modo determinante - con il settantenne maestro di una volta. A favorire quel clima è già solo ritrovare quel vecchio amico della panchina, "più sorridente, amichevole, simbolo di una generazione di ct irripetibili, che venivano da un altro calcio" Non è detto che il paragone temporale dispiaccia a Giovanni Trapattoni, ora ct degli irlandesi e già ct azzurro tra il 2000 e il 2004, da Moreno allo sputo di Totti. Fu lui, d'altra parte, a rivelare che con i giocatori in nazionale si comportava come un confessore: entrava nelle camere la sera, spiegava a chi non giocava il perché, ne tastava gli umori. Sentendo magari, per dirla a modo suo, non solo il 'din din' ma anche il 'don don' di ogni campana. Chissà se farà la stessa cosa domani sera con i suoi irlandesi, costretti ad andare all'assalto dell'Italia in una partita nella quale il pareggio azzurro sarebbe sufficiente alla qualificazione mondiale.

"Trapattoni ci conosce - avverte Buffon - Sa che se attaccano a testa bassa, possiamo far male: mi aspetto un po' di prudenza, e poi folate improvvise. In sei o sette momenti della partita, per due o tre minuti, ci sarà davvero da soffrire. Per questo sarebbe bello ottenere il passi Mondiale già sabato a Dublino, e non mercoledì a Cipro: sarà una battaglia, e uscirne vincenti sarebbe vero piacere". Parole di un'epoca fa, di quelle che piacciono a zio Trap. "Lui - ricorda Buffon - come Zoff o Maldini, appartiene tra i tecnici della vecchia generazione a quel gruppo di ct irripetibili: venivano da un altro calcio, hanno portato la loro capacità di gestire le persone, i calciatori. Lo ricordo sorridente e pronto alla battuta, però le arrabbiature le . prendeva anche lui". E Lippi? "I tecnici della nuova generazione sono più preparati. Lui, come Capello o anche Ancelotti, sta a cavallo tra vecchia e nuova: dal calcio meno fisico e meno tattico è passato a quello più completo, ha un tale mix nel suo bagaglio da essere unico. Ecco, questi sono tecnici che stanno al di sopra".

Trap, in azzurro, invece deluse. "E' uno di quei personaggi che lasciano il segno, e come tutti gli allenatori legano i loro successi alle squadre che hanno a disposizione. Lui - spiega il portiere - dove è andato ha vinto. Però con noi ha avuto passaggi a vuoto: colpa della sorte, o anche della nostra inesperienza. Di sicuro, con quella squadra potevamo fare di più". Cinque anni dopo, l'Italia non può permettersi altri inciampi. "Le scoppole prese in Confederations io le ho ancora ben presenti, non erano di tre ere glaciali fa ma di pochi mesi. Faremo bene a non dimenticarle anche se dovessimo qualificarci già da sabato. Però guardiamoci in giro: grandi nazionali come Francia, Portogallo, Germania, Argentina, ancora non sanno di che morte dovranno morire. Noi - conclude Buffon - andiamo spesso in difficoltà, non siamo il simbolo del calcio champagne. Ma nell'elite del calcio mondiale, a un livello medio-alto, ci siamo sempre". Anche senza i Totti o i Cassano. "Avere un po' di nostalgia ci sta. L'anagrafe e le scelte personali - sottolinea - hanno determinato questa situazione: ma non possiamo sempre piangerci addosso, pensiamo piuttosto a chi li deve sostituire. Per il futuro, le porte della nazionale devono sempre essere aperte a tutti, da parte nostra non può esserci il veto su nessuno, tanto meno sulle scelte che spettano all'allenatore". E questa é regola senza tempo, dell'altro calcio come di quello di Lippi.

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