lunedì 31 maggio 2010

Salento in festa, il Lecce si riprende la serie A


Tutto come quel 15 giugno 2008. Due anni fa, il Lecce festeggiava il passaggio in massima serie, in un tripudio di bandiere giallorosse, sventolate dopo le sabbie mobili dei play-off, vinti in finale contro l'Albinoleffe. Poco meno di 24 mesi dopo, Lecce ritorna nell'Olimpo del calcio, al termine di una cavalcata, a tratti, maestosa.

MISSIONE PUNTICINO - La squadra di De Canio non ha fallito l'ultimo dei tre match-point contro il Sassuolo. E non poteva fallirlo, dato che gli emiliani si sono presentati nel Salento con la testa ai play-off di mercoledì prossimo, in cui affronteranno da posizione di vantaggio il Torino. Lo 0-0 finale la dice lunga sullo svolgimento della gara, in cui i padroni di casa hanno provato invano a menare le danze nel primo tempo, adagiandosi – tra qualche fischio - nel secondo ed attendendo solo il fischio finale per stappare le bottiglie.

COME GIANNI BUGNO - Il Lecce delle ultime tre gare ricorda il due volte iridato Gianni Bugno, quando nel 1991 vinse i Mondiali di ciclismo di Stoccarda, festeggiando con troppo anticipo la vittoria e rischiando la clamorosa beffa sul traguardo. In tutto questo, fondamentale è stato il ruolo di mister Gigi Decaniusson (nomignolo affibbiatogli per il suo ruolo da allenatore-manager, sullo stile di Sir Alex Ferguson e del suo Manchester, ndr) che ha saputo gestire le emozioni e rincuorare il gruppo, che rischiava lo shock dopo la beffa subita per mano del Cesena. Il Lecce non potrà prescindere da lui nella prossima stagione. Il presidente Semeraro, nel dopopartita, ha fugato ogni dubbio su possibili partenze dell'allenatore materano. Lo stesso De Canio ha confermato che in un ambiente come quello leccese, in cui ci sono idee chiare e una società solida, è possibile lavorare bene e con entusiasmo.

LA SVOLTA DI GENNAIO - La stagione dei giallorossi era cominciata con un progetto a medio-lungo termine. "Sarà un anno di transizione" – diceva Semeraro nel settembre scorso. Dopo un buon avvio contro l'Ancona, la squadra steccava le tre gare successive, gettando nello sconforto l'ambiente. Poi la società, con il sollievo della tifoseria, decideva il clamoroso allontanamento del direttore sportivo Guido Angelozzi. Troppi i dissidi tra il dirigente catanese e De Canio. Semeraro scelse di tagliare una testa e concedere pieni poteri all'allenatore di Matera. Fatto un po' d'ordine, la squadra iniziava a macinare punti, infilando vittorie, alcune delle quali con rimonte entusiasmanti. Ritrovava il rapporto con la frangia più calda della tifoseria, sempre presente all'appello ma diffidente sulle sorti del torneo. Nel mercato di riparazione, partito Edinho, il Lecce pescava il jolly, portando in giallorosso David Di Michele (più Loviso) dal Torino; ritrovava Gianni Munari dopo un infortunio grave ("E' lui il nostro miglior acquisto" – disse De Canio a novembre); scopriva Stefano Ferrario dal Ravenna. E la macchina giallorossa continuava a girare a mille, concedendo (nel nuovo anno) i tre punti al solo Cittadella nelle successive 20 partite, realizzando, gara dopo gara, il talento di Guido Marilungo e la praticità di Daniele Corvia, le folate sulle fasce di Angelo e Mesbah e la caparbietà di capitan Giacomazzi, la solidità del portiere Antonio Rosati, riscattatosi alla grande dopo un avvio di campionato imbarazzante.

L'EPILOGO SPERATO - Il 14 maggio, lo spettro del cesenate Malonga si allungava, lugubre, sul Via del Mare. Ma il Lecce doveva solo gestire il vantaggio, tagliando il traguardo, seppur in "folle" e all'ultimo istante, contro il Sassuolo. La festa che si è scatenata nelle ore successive alla gara, è il consueto bagno di folla (e nella fontana di Piazza Mazzini) per le strade dello splendido centro storico leccese. E' il pullman scoperto della squadra che si prende i meritati onori, concedendosi ai suoi tifosi in delirio, tra cui si sono segnalati diversi palermitani, storicamente gemellati con il Salento ed il Lecce.

ENTUSIASMI - L'ottava promozione in A della storia giallorossa (quinta Semeraro regnante) è come fosse sempre la prima. L'entusiasmo e l'elettricità che si respira nella provincia barocca è un capitale da gestire per costruire la squadra della prossima stagione. Puntando, ovviamente, a resistere nel massimo campionato. Ma tarpare i rinnovati entusiasmi, in una piazza pronta ad entusiasmarsi in questo modo, sarebbe un peccato troppo grosso.

Nessun commento:

Posta un commento