giovedì 22 settembre 2011

racconto di alex lugli

Amo l'inverno. Sembrerà strano per uno come me nato a Napoli, città del Sole. Eppure amo l'inverno, amo il freddo, amo le giornate di pioggia. Amo la natura piovosa, i boschi, le corse sotto un clima mite. Nel mio quartiere che è un vicolo piccolo e storto, ma ben incavato, si vive tranquillamente, nessuna scena di panico, nessun pericolo, c'è persino una chiesetta, molto carina, dove io mi reco ogni tanto, quando voglio fare pace con Dio. Il prete è molto bravo ed elegante, quasi dolce, accoglie le mie confessioni, con distacco e non mi fa nessuna predica, dice solo di stare attento, che il male lo posso trovare ovunque.

Quando esco di casa, poi vedo per la strada le solite ragazze moderne, con accento spiccatamente napoletano, che "rovinano" la città sui motorini, oppure ragazzi parimenti associati ad una scarsa cultura dell'educazione che "distruggono" il mondo sugli scooter.

La vita nel quartiere dove vivo, è strana, sembra un dormitorio pubblico, tutta gente quasi anziana, o chi voleva ma non è riuscito ad andare via, o chi si è sposato, non sempre per amore.

I giorni sono strani, sto uscendo poco, perchè non sto bene più come una volta. Sento poco. Sarà il catarro nelle orecchie, mi sto curando ma non passa, ancora. Sono 5 mesi che vivo di alti e bassi. A volte come adesso sembra uno strazio.

Il quartiere però continua a vivere....il fruttivendolo vende la frutta, il salumiere i salami, il droghiere lo zucchero, io ho il mio ruolo di malato forse immaginario, forse reale, che ogni tanto esce di casa. Ogni tanto esco di casa, soprattutto dopo aver sofferto tanto, esco e incontro Dio. Dio mi dice: "Che bella giornata oggi", io annuisco e continuo il mio cammino. Sapendo già che tutta questa felicità un giorno finirà, e io sarò morto. L'aria che si respira a Napoli non è un'aria qualunque, è un'aria sempre fresca, il sole inebria, col suo calore e coi suio immensi colori, tutta la città....si sente la presenza dell'abbandono e della rassegnazione, da secoli nella città dove vivo.

Il luogo dove vivo io, sembra un dormitorio pubblico, come detto prima, c'è una anziana signora non vedente, che sembra aver perso le cognizioni del giorno e della notte, mi da molta forza vederla, è come se vedessimo un pezzo di noi stessi quando a volte soffriamo. Lei, invece soffre ogni giorno, ogni secondo, ogni minuto, però a volte sono sicuro ride, ride fra se e se, sorride lieta fra se e Dio, nel silenzio della sua anima, laddove ha un rapporto personale con Nostro Signore e laddove nessun essere umano, nessun psicologo nessun dottore può addentrarvisi.

La mia situazione è strana, pensieri vanno e vengono, e la mia anima li asseconda. Spesso penso al mio passato a quando correvo da ragazzo sulla spiaggia, e non mi rendevo conto di come ero fortunato, poter correre felici, soprattutto, verso la sera , diciamo alle 18.00, su una spiaggia è una cosa che consiglio a tutti di fare almeno una volta nella vita. Si ha un rapporto con la natura splendido, e se ripenso a come sono oggi, mi sovviene un forte rammarico, di come mi sono ridotto. Però non voglio dire come fanno in molti: "Io da giovane ero un leone, nessuno mi fermava"-no-non voglio dire questo. Dico solo che, scuola a parte, tutto era più leggero. Però si badi che soffrivo molto anche da giovane. Verso i 16 anni, ma anche prima, la sofferenza me la portavo appresso.

Di ragazze, nemmeno l'ombra, ossia a me piacevano e piacciono ancora ma sono loro che non provano nulla per me. Sarà, che non sono simpatico, sicuramente non bello, un pò fuori dal tempo, ma a me piace sognare, non me ne frega molto se le ragazze, non mi filano.

Io non sono pefetto, ma nessuno lo è. Però chissà perchè da me la gente si aspetta sempre che io dia quella scintilla, quella lucida voglia di creare. Per tutti i poeti forse è cosi, per me lo è sicuramente. Se non scrivo un verso al giorno non sono io. Ogni verso, è una cosa che io penso, quindi ragionata, a modo mio ma ragionata , poi scritta, sotto forma di poesia o di prosa. La poesia non deve essere solo per cuori infranti, deve avere un senso pratico, un senso civile, perchè può servire a migliorare l'uomo. Anche un verso decadente può essere utile cosi a far conoscere agli uomini come non si deve agire, a lasciare , abbandonare le negatività, per evolversi al meglio. Ma se nessuno lo fa capire, anche il male viene visto come bene.

Non so quanto potrò scrivere ancora. A volte scrivo per mascherare il male d'animo che sento dentro. In verità in questa estate mi sento solo, coi miei guai. Sento di dare fastidio anche alla mia famiglia, ormai la mia sofferenza me la porto dentro. Devo impare a gestirmi meglio, non so se Dio c'è , lo spero, a volte perdo la fede, ma se c'è ,adesso è il momento di farsi vedere, ma non per punire me , ma per guarirmi attraverso l'amore. Piangersi addosso non serve a nulla, ma adesso sento che la vita mi sta abbandonando, nel senso che forse il mio ciclo è chiuso. Spero di sbagliarmi, perchè poi vedo la signora cieca e sorda davanti la mia finestra, che vive e non piange mai, vedo altre persone malate che vivono. Fatto sta che io sto soffrendo molto.

Però credo che se mi distraggo posso migliorare. A volte penso alla mancanza d'amore che c'è nel mondo. Penso a come il destino mi abbia distrutto senza possibilità di recupero, ripenso alle poche (si possono contare sulla punta di una mano) giornate belle e spensierate che ho vissuto, ma anche in quelle ho dovuto sopportare gente che mi ha deluso, e che sparlava male sempre male di me. Il destino non mi ha dato nessun aiuto, mi ha ripeto massacrato, ma se penso che c'è gente peggio di me , non dico che mi riallieto (parola troppo grande) ma comunque non mi butto giù, anche se devo ammetterlo convivere con un udito basso, non è semplice, e non so se riuscirò più a sopportare tutto questo andazzo negativo.

Sono solo.

Poi penso all'estate, alla voglia di vita che c'è. Vorremmo tutti ritornare adolescenti e sognare un amore, un nuovo amore, che abbia gli occhi della fantasia, per respirare le stesse ansie le stesse gioie, gli stessi dolori, la stessa allegria, poterle dire che non ci lasceremo mai. Sarebbe bello, vivere un vero amore, che possa ridare alla mia anima una felicità forse mai conosciuta, ma poi mi chiedo se esistono amori cosi. Chissà.

 

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