martedì 26 gennaio 2010

Inter: vogliono fermarci


ROMA - Moratti ha parlato di "vento contrario". Mourinho, lo ha detto più chiaramente: "non vogliono farci chiudere il campionato". Nessuno ancora ha usato la parola complotto, ma questo sembra lo spettro evocato dall'Inter che scuote il calcio italiano. Tre anni e mezzo dopo Calciopoli, il club nerazzurro indossa di nuovo i panni della vittima adombrando dubbi sull'intero sistema del pallone: Lega Calcio, arbitri e avversari. Non ci sono intercettazioni né fatti eclatanti, ma "segnali antipatici", come li ha definiti Massimo Moratti. L'indomani il presidente sceglie il silenzio. Ma l'ad Ernesto Paolillo elenca quelli visti nel derby.

La mancata ammonizione a Ronaldinho dopo pochi minuti ("nessuna regola dice che al primo fallo l'arbitro debba chiudere gli occhi"), il primo cartellino giallo a Lucio per una dubbia simulazione (il secondo lascerà in 9 l'Inter nel finale), e il diverso metro di Rocchi davanti all'applauso ironico di Sneijder (espulso) e alle vivaci proteste di Borriello: "ha assolutamente fatto finto di nulla - dice Paolillo -. E' veramente ingiusto, assurdo, disomogeneo". Insomma, l'Inter recita da protagonista ma teme che dietro le quinte qualcuno trami cercando di modificare il copione. E non vuol restare a guardare. Dal campo, Zanetti non vede complotti: "Non penso ci sia nulla contro di noi però si devono tenere gli occhi aperti, soprattutto dopo quanto successo nelle ultime partite".

La denuncia della società, invece, è chiara. "C'é qualcosa che non va: si vuole riaprire il campionato non riconoscendo la superiorità di una squadra, e lo si vuol fare in una maniera non troppo leale - attacca Paolillo - gli elementi che possono portare a riaprire un campionato non sul campo ci sono tutti: non credo ci sia una congiura. Ma che si crei un'aria psicologica che porti poi a credere tutti nella riapertura del campionato ci sta". Il tutto all'indomani della vittoria nel derby, uno dei più caldi degli ultimi anni. Calda, d'altronde, è stata anche la vigilia, con quel maquillage dei calendari deciso dalla Lega su istanza del Milan, andato di traverso a Moratti. Più della minaccia (presto rientrata) del presidente di schierare la Primavera contro la Juve nei quarti di coppa Italia hanno fatto rumore le parole di Mourinho, il portavoce più efficace della causa nerazzurra. Un po' sarcastico e molto schietto, il portoghese ha imbarazzato il presidente di Lega prima del derby ("ho diversi infortunati, si può spostare?") e, dopo aver surclassato il Milan, ha adombrato apertamente di un piano per fermare la corsa della sua Inter.

Le sue battute sull'arbitro Rocchi ("sul 2-0 la partita era chiusa e lui l'ha riaperta"), su Ronaldinho ("strano che abbia sbagliato il rigore, ne calcia uno a settimana") e in generale sugli "strani odori" che sente, hanno reso frizzante il suo dopo partita. Non sono esclusi provvedimenti e, nel frattempo, il portoghese incassa lo stop del vice presidente della Federcalcio, Demetrio Albertini. "Mi è dispiaciuto è sentirlo dire 'io sono straniero, me ne andro' e il problema rimarrà a voì - ha spiegato l'ex vice di Guido Rossi, commissario anti-Calciopoli -. Eviti di parlare in modo generico: e se ha qualcosa da dire, lo faccia chiaramente. E quando Mourinho ci lascerà, come italiano non me ne resteranno di problemi di quel genere...".

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