domenica 6 dicembre 2009

Inter presuntuosa, la Juve riapre la corsa

TORINO - Nessuno ci credeva. Tranne la Juve. La partita verità è finita con due conferme di quanto già si sapeva: l'Inter è più forte della Juventus, ma guai a dare per spacciata la squadra di Ferrara. Probabilmente lo scudetto rimane ancora una chimera per i bianconeri, ma la vittoria di oggi li riporta nelle pagine nobili del nostro calcio, così come ci finisce di diritto il pubblico, che, nella serata più delicata, ha dato la lezione di sportività chiesta a gran voce da dirigenti e opinione pubblica. Niente razzismo, infatti, ma "solo" insulti (si fa per dire) sportivi contro Balotelli, che ha fatto di tutto per dare ragione a chi lo etichetta come un provocatore e non solo oggetto del razzismo becero.

Si è temuto il peggio nella rissa finale in campo, seguita appunto alla ennesima provocazione del ragazzo interista, cui Melo ha risposto nel modo peggiore, con una mezza gomitata. L'arbitro Saccani (ha vinto anche lui) è stato perfetto nel tenere sotto controllo la situazione e prendere i provvedimenti giusti. La morale della partita è semplice: la Juve delle molte pezze, dei Del Piero e Amauri sotto tono, della difesa che perde la bussola al primo affondo avversario, della incerta identità tattica, ha avuto ragione di una squadra superiore in tutto, ma nervosa e presuntuosa. La sfida infatti l'ha persa anche Mourinho, che dopo tanti inviti alla calma, ha perso le staffe dopo venti minuti contestando la sacrosanta (e molto lontana dall'area) punizione su Del Piero. L'arbitro lo ha cacciato per un applauso ironico. L'ingresso di Balotelli, visibilmente fuori condizione psicologica, ha fatto il resto: beccato dal pubblico, autore di continue sceneggiate, Balotelli è stato più dannoso che utile e l'Inter non ce l'ha fatta, nella mezzora che le restava, a riacciuffare il risultato. Era passata in vantaggio, la Juve, nel primo tempo con una azione confusa in area, dove il piede di Lucio aveva combinato la frittata. Ma erano bastati cinque minuti ai milanesi per agguantare l'avversario, con Etòo tutto solo a sfrottare di testa il solito, immancabile buco difensivo bianconero.Nella ripresa, tutti pensavano a un pareggio: la Juve non sembrava in grado di creare altri pericoli e all'Inter poteva stare benissimo. Invece Mourinho (dalla tribuna) ordinava di vincere e metteva il tridente. Proprio da un'azione pericolosa interista (Milito non aveva agganciato per un soffio un traversone di Etòo) nasceva il contropiede orchestrato da Sissoko e concluso da una magia di Marchisio, che non è nuovo a numeri brasiliani, nonostante il suo ruolo sia quello del cursore. La Juve cominciava a crederci, l'Inter si 'incartava' sulla pervicacia con cui Balotelli cercava improbabili duelli personali, seguiti da sceggiate. E tutta la squadra perdeva lucidità. Nel frattempo il match si era fatto durissimo: colpi e cartellini da ogni parte, con Saccani che graziava Samuel per una trattenuta su Del Piero (l'interista era già ammonito).

Le squadre reclamavano anche un rigore a testa,Cannavaro su Samuel e Samuel su Chiellini nel primo tempo. Ma il finale di partita era di quelli che la Juve predilige: lotta e cuore da provinciale, nervi saldi e lucidità. E così è riuscita a condurre in porto una vittoria che può significare tantissimo in termini di morale, consapevolezza e, chissà, anche punti, sebbene questa sera l'Inter abbia ribadito la propria superiorità, se non si fa prendere dai nervi. Caceres, Sissoko e Marchisio i migliori tra i bianconeri, Cambiasso, Zanetti, Etòo tra i nerazzurri. Cartellino rosso anche della critica per Mourinho: dopo tanti proclami, il fair play del portoghese si è perso alla prima decisione arbitrale contraria, oltretutto apparsa condivisibile.

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